“Israele deve aprire il Passaggio di Rafah“. La Corte internazionale di giustizia, con sede all’Aia, ha ordinato a Tel Aviv di fermare l’offensiva militare a Rafah, nel sud di Gaza, citando un “rischio immediato” per il popolo palestinese. “Israele deve immediatamente sospendere la sua offensiva militare o qualsiasi altra azione nel governatorato di Rafah che possa infliggere al gruppo palestinese di Gaza condizioni di vita che potrebbero portare alla sua distruzione fisica in tutto o in parte“, ha dichiarato il presidente del tribunale, Nawaf Salam. In tutta risposta il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sarà impegnato nelle prossime ore una consultazione telefonica urgente con la partecipazione del ministro della Giustizia Yariv Levin, del ministro della Difesa Yoav Gallant, del ministro degli Esteri Israel Katz, del capo dell’Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi, del suo segretario militare Roman Gofman e del consigliere legale del governo Gali Beharve-Miara, per fare il punto della situazione. Sono inoltre stati segnalati raid aerei di Israele su Rafah dopo la decisione della Corte dell’Aia.
La decisione della Corte dell’Aia
Si tratta della terza volta quest’anno che il collegio di 15 giudici della Corte ha emesso ordini preliminari per cercare di ridurre il numero di morti e alleviare le sofferenze umanitarie a Gaza. Nonostante gli ordini siano legalmente vincolanti, la Corte non ha tuttavia la facoltà di farli rispettare ed è improbabile che Israele si attenga all’ordine emesso oggi. Scendendo nei dettagli, il tribunale non ha chiesto un cessate il fuoco totale in tutta Gaza come il Sudafrica aveva richiesto durante le udienze della scorsa settimana, quando l’ambasciatore sudafricano nei Paesi Bassi, Vusimuzi Madonsela, aveva auspicato il “ritiro totale e incondizionato” delle Forze di difesa israeliane (Idf) dalla Striscia di Gaza.
Il giudice Salam ha spiegato che l’adozione di nuove misure di emergenza comprende l’ordine di uno stop dell’offensiva di Israele a Rafah, nonché la riapertura del valico di Rafah nonché la richiesta a Israele di garantire l’accesso a Gaza per chi indaga sulle accuse di genocidio. La stessa Corte internazionale ha ordinato a Tel Aviv di riferire entro un mese sui progressi compiuti nell’applicazione delle misure ordinate oggi dal tribunale stesso.
La reazione di Israele
A gennaio, i giudici della Corte avevano ordinato a Israele di fare tutto il possibile per prevenire la morte, la distruzione e qualsiasi atto di genocidio a Gaza, ma il gruppo di giudici non aveva chiesto di porre fine all’offensiva militare. In un secondo ordine poi, a marzo, la Corte aveva quindi affermato che Israele avrebbe dovuto adottare misure per migliorare la situazione umanitaria. La sentenza contro Israele aumenta la pressione legale internazionale, visto e considerato che il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan ha dichiarato lunedì di voler richiedere mandati di arresto per Netanyahu e il suo ministro della Difesa Gallant, oltre che per i leader di Hamas.
Ebbene, non sono mancate dure reazioni verbali da parte di Israele. “La risposta alla decisione del tribunale antisemita deve essere di occupare Rafah e aumentare la pressione militare su Hamas finché non saremo vincitori“, ha dichiarato il ministro per la Sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben Gvir, commentando l’ordine della Corte internazionale di giustizia dell’Aia. Dal punto di vista militare, sostiene l’agenzia di stampa turca Anadolu, aerei da guerra israeliani hanno invece effettuato attacchi aerei sul centro di Rafah.
L’Idf ha intanto riferito che il vice comandante delle forze di sicurezza nazionale di Hamas è stato ucciso ieri in un attacco aereo nel centro della Striscia di Gaza.
Diaa al-Din al-Sharafa era responsabile della “gestione del meccanismo che protegge i confini della Striscia di Gaza“, un meccanismo che “durante la guerra, ha impedito alla popolazione di evacuare dalle zone di combattimento“, ha affermato l’esercito israeliano.