“Un fisco giusto è quello che non vessa con regole assurde“. Il premier Giorgia Meloni lo ha ribadito dal festival dell’economia di Trento, andando subito a toccare un tema caldo della recente attualità politica. Un fisco giusto – ha ribadito il capo del governo – “è quello che deve saper essere comprensivo e che sappia vedere ogni singolo caso e fare il possibile per dare una mano“. Da qui, il riferimento alla riforma fiscale avviata dal governo, che – ha sottolineato la leader di Fratelli d’Italia – “sta procedendo in tal senso“.
Stop al redditometro. E Schelin cerca il duello
Sempre parlando di attualità e fisco, Meloni ha anche commentato il recentissimo stop al redditometro. “Ho sospeso la norma perché la voglio vedere meglio. Sul tema specifico della vicenda dell’accertamento sintetico, una cosa è colpire i casi oggettivamente intollerabili, altro è correre il rischio di infilare nell’ordinamento un’altra norma che vessa il cittadino comune, sulla quale io sono contraria“, ha proseguito il presidente del Consiglio, facendo anche un riferimento alla diverse sensibilità emerse anche nel centrodestra sull’argomento. “In maggioranza c’è chi vuole togliere l’accertamento sintetico? Io posso temere che togliendolo sia difficile di occuparsi dei casi eclatanti e intollerabili“, ha aggiunto.
Ma Elly Schlein, arrivata proprio al festival di Trento in serata, ha ingaggiato un ideale duello a distanza con il premier. La leader dem ha infatti risposto alle dichiarazioni rilasciate poche ore prima dalla Meloni nello stesso contesto. “Sul redditometro abbiamo visto un governo confuso: prima lo hanno messo, poi hanno fatto marcia indietro. Ha dimostrato grande incoerenza anche Giorgia Meloni. Ma soprattutto mi preoccupa un governo che in 19 mesi ha fatto 19 condoni, strizzando l’occhio ai furbi, in barba agli imprenditori onesti, a pensionati e dipendenti, e ai tanti lavoratori autonomi che con sacrificio pagano le tasse“, ha in particolare pungolato Schlein, ripetendo in realtà argomentazioni già sentite da sinistra.
Superbonus, “emorraggia da fermare”
E ancora, il capitolo superbonus, già motivo di attriti coi pentastellati che avevano ideato la controversa misura. “Io non ho bisogno di fare casa sul Superbonus ma di fermare l’emorragia generata dal superbonus, perché i nostri conti non la reggono. Io sono una persona seria e non mi assumo la responsabilità di mandare avanti una cosa del genere“, ha dichiarato il premier a Trento, ribadendo ancora una volta le proprie perplessità circa quel provvedimento, che lo stesso ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti aveva bollato come una valanga che ha prodotto disastri.
In una sorta di botta e risposta in differita (circostanza che ha la pecca di non prevedere ulteriori repliche), Schlein ha cercato di pungolare Meloni anche sul tema Superbonus, cercando così di spostare l’attenzione sul tema di oggettiva urgenza sollevato dalla leader Fdi. “La cosa che trovo molto ipocrita da parte di Meloni e il governo è che quando sono state votate le proroghe al Superbonus, loro le hanno votate. Loro nel gennaio 2023 hanno bloccato la cessione dei crediti e non hanno fatto nulla in questo anno se non dare la proroga alle villette su cui tanto si sono scagliati. Hanno sempre due facce“, ha sostenuto Schlein sul palco di Trento.
Premierato, “riforma necessaria”
Sulla politica e le grandi riforme, Meloni non si è sottratta alle domande e in particolare ha ribadito la propria convinzione nel tirare dritto sul premierato. “È una riforma necessaria, e ne vale la pena: non sono il tipo di persona che riesce a ripagare con la vanità le sue rinunce. Attualmente la mia vita si svolge così, mi alzo la mattina, cerco di risolvere problemi, vado a dormire, rimane poco tempo per mia figlia. Davvero qualcuno pensa che il mio obiettivo è continuare a fare questa vita? Quindi, io voglio lasciare qualcosa, e o la va o la spacca. Ma nessuno mi chieda di salvare la sedia o di restare qui a sopravvivere“, ha affermato.
L’obiettivo del premierato, ha spiegato il capo del governo, è “garantire la stabilità“. E ancora: “Oltre che una misura democratica è una misura economica, perché la stabilità di un governo rafforza le opportunità di far crescere l’economia. Noi in passato abbiamo avuto governi che in media sono durati un anno e mezzo. Quando ho un orizzonte così breve non posso fare investimenti, spendo per garantirmi consenso immediato. Se invece un governo ha cinque anni per lavorare può mettere in campo una strategia“. Una politica stabile – ha aggiunto Meloni – è anche “meno sottoposta alle pressioni, e risponde ai cittadini“.
Anche su questo punto, Schlein nella propria intervista serale a Trento non ha cambiato opinione: da parte sua, no secco all’elezione diretta del premier. Domanda per la segreteria dem: ma nemmeno se la riforma sarà accompagnata da una legge elettorale a doppio turno? “Qualsiasi proposta che contenga questa forzatura dell’elezione diretta del premier fa saltare l’equilibrio tra i poteri dello stato. I poteri del presidente della Repubblica, per noi, non vanno toccati“, ha replicato la deputata Pd.
Salario minimo
Nell’intervista rilasciata a Trento e condotta da Maria Latella, il premier ha anche toccato tema dei salari. “È importante e non è un caso che il governo abbia concentrato su questo molte risorse. Ringrazio la segretaria Elly Schlein per aver ricordato i disastri del passato della sinistra. È vero che in Francia i salari crescono di più che qui. Ma negli anni precedenti al Covid in Italia i salari diminuivano del 1,5% mentre in Germania e Francia salivano. Quindi non si possono prendere i disastri fatti dalla sinistra e ribaltarli in un anno e mezzo ma sono contenta che intanto i salari hanno iniziato a crescere“, ha affermato Meloni, replicando così alle rimostranze della leader Pd sull’argomento. “Noi abbiamo preso le poche risorse che avevamo e le abbiamo messe su questo“. In serata, sempre da Trento, la replica della leader Pd: “Cosa rispondo? Che se la sinistra avesse fatto tutto bene in questi anni, una come me non avrebbe mai vinto le primarie del Pd. Sono io che chiedo a Meloni: per quanto tempo, dopo 19 mesi al governo, continuerà a scaricare sui governi precedenti anziché assumersi le responsabilità?“.
Meloni nel suo intervento ha parlato anche di salario minimo: “Temo che in Italia non raggiungerebbe l’obiettivo che vogliamo, perché qui abbiamo una diffusa contrattazione collettiva, e la Ue dice che il salario minimo serve in Paesi che non hanno un sistema come quello italiano. Il rischio è che si depotenzi la contrattazione sindacale e chi prende di più veda invece scendere la sua retribuzione verso la quota del salario minimo“.
TeleMeloni? “Una fake news”
Quindi l’ulteriore stoccata ai dem su un tema di battaglia politica: la presunta ingerenza governativa in Rai denunciata dal Pd. Sul punto Meloni ha messo a tacere la sinistra. “Quello di TeleMeloni è una fake news, mi pare che il problema sia che non c’è più TelePd perché noi stiamo cercando di fare un servizio pubblico reale“, ha affermato.
Europee, no alle “maggioranze arcobaleno”
Rispetto alle ormai imminenti elezioni europee, poi, Meloni ha commentato: “Le maggioranze arcobaleno non funzionano perchè non hanno una visione e questo l’Europa lo sta pagando. Dobbiamo ricordarci che il cambiamento in Europa è dato dalla possibilità di costruire maggioranze diverse da quelle che ci sono state fino ad ora“. La leader di Fratelli d’Italia ha poi parlato anche degli assetti partitici a livello europeo: “Vox e Le Pen assieme per un gruppo europeo comune? Vox sta tra i Conservatori esattamente come FdI da 5 anni e non prevedo che cambierà gruppo. Le Pen è in Id da diverso tempo e non prevedo che cambi gruppo. Non c’è adesso in vista alcuna forma di unificazione tra Ecr e Id, ciò non togliere che su alcuni temi si possa collaborare, come già abbiamo collaborato“.
Con Le Pen – ha detto ancora Meloni – “ci sono dei punti in comune. È evidente che sul contrasto all’immigrazione illegale, sull’approccio alla transizione verde, sulla difesa della identità europea, ci sono dei punti di contatto”.