Nuovo episodio della saga tra Viktor Orban e il resto d’Europa. A gettare benzina sul fuoco delle complesse relazioni tra l’Ungheria e i Paesi dell’Unione è, ancora una volta, il conflitto tra Russia e Ucraina.
La “minaccia russa” secondo Orban
Orban è, infatti, tornato a esprimersi sull’atteggiamento russo nel consesso internazionale, sostenendo come sia improbabile che la Russia attacchi un Paese della NATO, mentre parlare di “minaccia russa” è una manovra di preparazione alla guerra da parte dell’Occidente. Lo ha detto il primo ministro ungherese intervistato dalla emittente Kossuth, secondo quanto riportano i media russi. “La probabilità che qualcuno – non stiamo parlando solo della Russia, ma di chiunque altro – oggi decida di attaccare un paese della NATO è estremamente ridotta – ha detto Orban – La NATO è un’alleanza difensiva e non tollererà azioni militari che violino la sovranità di qualsiasi paese membro. Pertanto, interpreto questi riferimenti alla “minaccia russa” piuttosto come manovre da parte dell’Occidente e dell’Europa per prepararsi all’entrata in guerra“.
Ma il leader ungherese ha rincarato la dose: a suo dire le dichiarazioni di politici e giornalisti occidentali indicano che l’Europa si sta preparando per una guerra con la Russia. Nella sua ricostruzione, alquanto arzigogolata ma soprattutto dimentica del ruolo di aggressore di Mosca, “a Bruxelles e a Washington, ma più a Bruxelles che a Washington, è in corso una sorta di preparazione del sentimento per una guerra mondiale“. Questo “sentimento”, nel diorama descritto da Orban, restituisce l’immagine di preparativi per l’entrata in guerra dell’Europa, avallata da media e politici europei. Secondo il premier ungherese, dunque, gruppi di lavoro presso la sede della Nato a Bruxelles stanno ora studiando come l’Alleanza possa prendere parte al conflitto in Ucraina.
Anche il ministro degli Esteri del governo Orban sull’ipotesi “guerra mondiale”
In questa stessa settimana, non più tardi di mercoledì scorso, era intervenuto sulla medesima questione il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto in conferenza stampa ad Amman, in Giordania: “Se soldati occidentali venissero inviati in Ucraina, come suggeriscono alcuni politici europei, scoppierebbe una nuova guerra mondiale”. Per Szijjarto, alcuni politici europei vogliono inviare soldati in Ucraina, mentre altri politici “fantasticano” sull’uso di armi nucleari. In ogni caso, ciò vuol dire una guerra mondiale e coloro che si trovano nelle immediate vicinanze del conflitto armato “dovranno pagarne il prezzo”, a suo dire. Per il ministro gli ungheresi sarebbero stanchi di queste dichiarazioni pericolose”, ma soprattutto dei ” tentativi di trascinare tutta l’Europa e anche il mondo intero nella guerra. Siamo stanchi di parlare di dispiegamento di truppe di terra e di uso di armi nucleari in Ucraina”, ha concluso Szijjarto.
La crescente assertività del governo Orban in campo internazionale
Gli ultimi giorni sono stati l’occasione per il primo ministro ungherese anche per ribadire la posizione di Budapest sull’altro conflitto che, al momento, fagocita gli sforzi internazionali: quello di Medio Oriente. L’Ungheria non applicherà sul suo territorio un eventuale mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Lo ha assicurato il capo dello staff di Orban, malgrado l’Ungheria abbia firmato lo Statuto di Roma che ha istituito la Cpi. Nel corso di un briefing con la stampa a Budapest, Gergely Gulyas ha spiegato che la richiesta è “inaccettabile” e che Netanyahu non verrebbe arrestato in Ungheria in quanto lo Statuto di Roma “non ha mai fatto parte della legge ungherese” e quindi nessuna disposizione della Corte può essere attuata nel Paese magiaro. “Questa decisione è politica, inaccettabile e scredita la Cpi“, ha aggiunto. Orban ha bollato la richiesta del procuratore Karim Khan, definendola “oltraggiosa” e una “vergogna“.
Il governo ungherese è anche tornato sulla annosa questione dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Budapest, prossima ad assumere la presidenza di turno del Consiglio Ue, resta contraria ad accelerare il processo di adesione dell’Ucraina all’Ue e ritiene che il processo di adesione debba restare “basato sul merito“, anziché su “valutazioni politico ideologiche“.
Lo ha ribadito il segretario di Stato ungherese alla Comunicazione Internazionale Zoltan Kovacs, lunedì scorso a Bruxelles a margine del Consiglio Telecomunicazioni. La posizione ungherese è sempre stata chiara fin dall’inizio: ci sono condizioni per tutti gli Stati membri e per tutti gli aspiranti membri, senza eccezioni.