Il dibattito televisivo tra i cinque candidati alla presidenza della Commissione Europea si trasforma, di fatto, in un processo politico a Giorgia Meloni. Queste ultime due parole, infatti, risulteranno molto probabilmente le più pronunciate durante tutte le due ore di confronto televisivo dopo la coppia di vocaboli composta da “elezioni” e “europee”. Sul palcoscenico tv allestito per la terza volta nella storia dell’Ue dentro l’Aula dell’Europarlamento nella sua sede a Bruxelles sono stati posti a pochi centimetri l’uno dall’altro Ursula von der Leyen, presidente uscente della Commissione ricandidata dal Partito Popolare Europeo, Nicolas Schmit (Socialisti), Terry Reintke (Verdi), Sandro Gozi (Renew Europe) e Walter Baier (Sinistra europea).
Il confronto “all’americana” ha spaziato alternando vari argomenti di interesse comunitario: lavoro e povertà, difesa e sicurezza, clima e ambiente, democrazia e leadership, migranti e frontiere, innovazione e tecnologia. Qua ogni candidato ha potuto esprimere tutte le proprie rispettive posizioni su ognuno dei temi citati seguendo una countdown uguale per tutti già prestabilito prima del dibattito. Peccato che, spesso e volentieri, il presidente del Consiglio italiano – insieme a Matteo Salvini – sia stato più volta tirato in ballo in assenza di contraddittorio.
Socialisti e Verdi scatenati contro Meloni
Già, perché – in questo faccia a cinque – c’erano due convitati di pietra: ovvero i gruppi dei Conservatori e Riformisti Europei (presieduto proprio dalla premier) e Identità e Democrazia (dove è iscritto il Carroccio). Siccome sia Ecr sia Id rifiutano fermamente il processo di “Spitzenkandidat”, sostengono che i governi dell’Ue dovrebbero scegliere chi guidare il potente braccio esecutivo dell’Ue, non hanno potuto partecipare alla “gara” televisiva. Ecco allora che il fulcro dei 120 minuti dell’evento organizzato dall’ente di radiodiffusione europea EBU diventa l’occasione per Schmit, Reintke, Gozi e Baier di accerchiare la von der Leyen sul sì o no a una futura alleanza con i “pericolosissimi” sovranisti di destra, pur di restare alla guida dell’Europa e magari mandare la sinistra all’opposizione.
Su tutti, è Schmit a entrare a gamba tesa contro la Meloni e i conservatori europei, definiti espressamente dall’esponente lussemburghese di sinistra delle “forze antidemocratiche”: “Non faremo mai accordi con coloro che mettono in discussione i veri valori europei, che mettono in discussione i risultati raggiunti“, afferma. In Italia vede un “attacco contro i diritti delle donne e contro i media. Non rispondono ai valori fondamentali dell’Unione europea. Su certi temi non ci può essere ambiguità“. Gli fa eco dei Verdi (“L’estrema destra lavora con Putin e con la Cina“) e Gozi, appartenente al gruppo guidato da Emmanuel Macron: “Non capisco come Von der Leyen sia pronta ad aprire all’estrema destra di Ecr e Id, a Meloni, a Zemmour. Loro sono contro l’Europa, vogliono smantellarla. Bisogna combatterli“.
La risposta di von der Leyen in difesa della premier
A replicare prontamente a tutte queste accuse, in assenza dei nomi tirati in ballo, ci ha pensato la stessa von der Leyen: “Ho lavorato molto bene con Giorgia Meloni e con il Consiglio europeo“, dichiara la presidente della Commissione Ue speranzosa del bis in estate. Sui temi, ha poi aggiunto, vedremo “chi è a favore dell’Europa, e Meloni è chiaramente a favore dell’Europa, contro Putin, su questo è stata molto chiara, e a favore dello Stato di diritto e poi ci offriremo di lavorare insieme“.
La freschissima divisione tra Rassemblement national e Alternative für Deutschland potrebbe favorire l’ex ministra tedesca per una riconferma, anche se in seguito lei stessa afferma: “Guardando a Rn e a AfD, hanno nomi diversi ma una cosa in comune: sono amici di Putin e vogliono distruggere l’Europa“.
In ogni caso, secondo l’attuale responsabile massiba dell’esecutivo Ue, la maggioranza sarà costruita nel Parlamento europeo su tutti i temi, ma l’accordo con Ecr non è già stato deciso. “Voglio vedere dove si raggruppano i membri del Parlamento europeo – conclude – e poi lavoreremo con gruppi che sono chiaramente a favore dell’approccio europeo“.