Il sangue sul pavimento della sala ha fatto brillare il luminol “per parecchi minuti”, illuminando l’appartamento di Senago “quasi a giorno”. Era in quantità tali – hanno spiegato i carabinieri della Scientifica in aula – che nemmeno l’accurata pulizia da parte di Alessandro Impagnatiello è riuscito a eliminarlo. Il sangue è stato ritrovato anche nella macchina del 30enne barista, reo confesso dell’omicidio della 29enne Giulia Tramontano, uccisa incinta al settimo mese di gravidanza, a maggio dello scorso anno.
“Una fortissima luminescenza è stata riscontrata nel pianale del baule, è durata più di due minuti”, ha spiegato in aula davanti alla Corte d’Assise di Milano l’investigatore, anche con l’aiuto di slide, ripercorrendo le tappe dei rilievi fatti sull’auto, nell’abitazione, nel box e nella cantina. Durante i rilievi sulla Ford T-Roc il colonnello dei carabinieri ha incrociato 3 volte l’ex barman dell’Armani Cafè di Milano imputato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e procurato aborto. “Posso dire che aveva lo sguardo basso e sembrava pensieroso”, ha detto alla corte presieduta dalla giudice Bertoja.
Gli accertamenti sul divano e sul tappeto hanno, invece, dato esito negativo. E questo perché il primo, al momento del brutale assassinio, era stato forse “coperto con un telo mai ritrovato” e l’altro “tolto dal pavimento”. Inoltre ha spiegato di aver repertato parecchi “flaconi di ammoniaca e candeggina, sacchi di plastica e guanti“, materiale, secondo la ricostruzione, usato per ripulire la scena del delitto e per sbarazzarsi del corpo di Giulia. Dichiarazioni, queste, che potrebbero avvalorare la tesi della premeditazione: l’avere coperto forse il divano, o aver tolto il tappeto dal pavimento, per poter ripulire la scena del crimine dopo l’omicidio. È stato poi sentito un altro investigatore chiamato a deporre sulle tracce di sangue relative al trascinamento del cadavere, che Impagnatiello ha tentato anche di bruciare, sulle scale della palazzina e tra la cantina e il box.
Al termine dell’udienza – che è stata aggiornata al prossimo 27 maggio per l’interrogatorio dell’imputato (casualmente cade nell’anniversario del delitto) – sia la famiglia di Giulia Tramontano che quella del barista hanno chiesto di potere avere accesso temporaneo, in compagnia dei carabinieri alla casa di Senago, per poter riprendere ognuno i propri effetti personali.
In particolare la famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti, è intenzionata a riavere i piccoli oggetti del bambino, a cominciare dai vestitini che erano stati acquistati dalla madre in attesa dell’arrivo del bambino.