Gli addii sono sempre difficili. Come ci si lascia? Con un regalo, direbbe il pensiero romantico. Non certo con l’ennesimo salvagente cui aggrapparsi: ovvero il ricorso ad avvocati e cause legali, minacciato dall’ultima lettera del giovane, fra poco ex presidente, Steven Zhang. Come nei peggiori divorzi di corna e bicorna.
Ormai il gioco delle ombre cinesi si è consumato. Anche se, va ammesso, il giovin padrone dell’Inter, con quel guizzo da figlio di papà, non è tipo da mollare la presa con facilità. Lo abbiamo conosciuto implacabile gestore di selfie. Pareva un saltimbanco della specialità, ma poi si è messo con la crapa fra le mani per vedere di conquistarsi il selfie di gloria. Non gli è andata male, forse peggio all’Inter sul piano economico. Ed ora, infatti, non è più tempo di selfie ma solo di foto ricordo.
Il gong è suonato. D’accordo non è facile accettarlo. Soprattutto per un cacciatore di gloria che negli ultimi tempi, non proprio due giorni, ha dovuto rinserrarsi nei possedimenti cinesi per altri problemi di tipo economico. Quando gira male sono guai. Però il ragazzo non deve essere tipo irriconoscente se, prima di toppare tutte le soluzioni al debito con Oaktree, ha voluto regalare all’Inter (certo, non sono soldi suoi) un contratto più lungo ai dirigenti. Un grazie che, ora, dovrebbe essere accompagnato da un me ne vado senza dire altro.
Dal selfie al “the end” c’è di mezzo una miliardata di euro: fate voi. Negli ultimi giorni anche le dichiarazioni di Beppe Marotta andavano interpretate: in qualche modo ha steso una mano al selfista. Zhang esce comunque con un bel gruzzolo di gloria (7 successi in 8 anni) e qualche debito di troppo. Invece, fossimo nei tifosi nerazzurri, cominceremmo a porci una domanda insidiosa, partendo da tal considerazione: l’Inter vince il Triplete e l’amato allenatore fugge; l’ Inter conquista la seconda stella e si perde il proprietario. Al prossimo colpo grosso cosa succederà?
Ai posteri l’ardua sentenza.