Dopo il confronto politico di ieri nella sul redditometro in seno alla maggioranza di governo, a prendere oggi una netta posizione è direttamente la presidente del Consiglio. “Mai nessun grande fratello fiscale sarà introdotto da questo governo”, chiarisce Giorgia Meloni in un post pubblicato sul suo profilo Facebook. La premier sostiene infatti di essere stata sempre “contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune“.
Il riferimento al concetto di orwellana memoria è una replica nemmeno troppo indiretta alle indicazioni proposte dalla Lega che, in una nota, aveva voluto dire espressamente no a una sorta di “grande fratello fiscale” che sarebbe nato con il redditometro. La premier decide quindi di seguire la scia tracciata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, difendendone “l’attuazione della delega fiscale” portata avanti dall’esponente di governo di Fratelli d’Italia, perché fino ad ora è andata nella direzione di “migliorare il rapporto tra Stato e cittadino, tutelare i lavoratori onesti e contrastare la grande evasione“. Quella per intenderci, dei “sedicenti nullatenenti con ville, barca e supercar”“.
Ecco perché l’esecutivo intende proseguire su questo percorso “sempre dalla parte dei cittadini“, ri ribadisce Meloni. Sull’ultimo decreto recentemente varato dal Mef, che negli intendimenti delimita “l’azione di verifica dell’amministrazione finanziaria“, il capo del governo intende confrontarsi personalmente con Leo al quale ha chiesto anche di “venirne a riferire al prossimo Consiglio dei Ministri“. E se saranno necessari cambiamenti – conclude – “sarò io la prima a chiederli“.
Un discorso, quella della Meloni, sostanzialmente condiviso in pieno da Matteo Salvini: “Spero sia un passato che non torna“, afferma il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ospite in Cna, a proposito del redditometro. Il vicepresidente del Consiglio preferirebbe di gran lunga che vengano “accertati i fatturati veri, non i presunti“.
Questo perché la punizione della presunta ricchezza “non è degna di una Paese civile“, chiosa.