Ci sono foto «invecchiate male» che sarebbe meglio tenere nel cassetto, perché raccontano un mondo, un sistema. Come quella che circola su Facebook, datata fine 2019. È una cena elettorale, nessuno immaginava che quasi cinque anni dopo le persone ritratte sarebbero state legate da un unico destino.
A raccontare il «chi è chi» è l’ex consigliere regionale grillino Mario Conca, che con il governatore ha iniziato un braccio di ferro che l’ha visto perdente, in politica e nelle aule di tribunale. Al centro c’è il governatore Michele Emiliano, circondato dai suoi assessori indagati, dai loro legali e dall’ex vicesindaco di Bari Vincenzo Brandi, in piedi sulla sinistra. Partendo da destra invece c’è Sandro Cataldo, il suo avvocato Mario Malcangi. L’altro legale della coppia è a sinistra, con la cravatta azzurra, si chiama Gianlucio Smaldone. Cataldo e la Maurodinoia – col vestito verde, di fianco a Emiliano – sono accusati dalla Procura di Bari di aver comprato (50 euro a voto) i consensi serviti ad eleggere in Regione l’ex assessore regionale Maurodinoia, ai domiciliari dal 4 aprile. È la tesi dei pm Claudio Pinto, Savina Toscani e Alessio Cocciolilla, la Procura di Bari ipotizza per entrambi l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Un sistema messo in campo già il 26 maggio 2019, quando a sorpresa la semisconosciuta Lady Cataldo prese in Comune a Bari 6.234, poi proseguito con successo – è l’ipotesi della Procura – alle Regionali del 20 settembre 2020, i voti sotto le insegne Pd furono 20mila.
«Su Cataldo ci sono solo congetture e sospetti», hanno detto ai magistrati i loro legali Malcangi e Smaldone, che in passato hanno avuto degli incarichi politici o fiduciari nella stessa maggioranza di Emiliano. E speriamo che la loro innocenza venga dimostrata, ovviamente. Conca l’aveva scritto subito dopo quel verdetto che qualcosa non tornava, ma tant’è…
A proclamarsi innocente è anche l’ex assessore al Bilancio del Comune di Bari, Alessandro D’Adamo, indagato per una presunta truffa su fondi europei per attività di formazione. Nella foto è con la sorella, in piedi dietro Emiliano. L’altro giorno il Tribunale del Riesame di Roma ha annullato il sequestro di telefoni, computer e documenti disposto dalla Procura europea ed eseguito dalla Guardia di Finanza il 15 aprile scorso. Gli saranno restituiti, e questa è una piccola ma significativa vittoria per gli avvocati Gaetano e Vito Sassanelli (in passato legali anche di Emiliano), convinti sin dall’inizio che la misura era sproporzionata rispetto al reato contestato, la distrazione dei fondi del Programma Garanzia Giovani, destinati alle società Kronos, Sinergia e Kronos II, che secondo i pm non avrebbero erogato i corsi finanziati. Ma fu proprio la notizia del sequestro di telefoni e pc e soprattutto il clamore dell’inchiesta a convincere il sindaco di Bari Antonio Decaro a revocare a D’Amato le deleghe. D’altronde, solo qualche giorno prima gli avevano arrestato altri due alleati, per scambio elettorale politico-mafioso, l’allora consigliera comunale Carmen Maria Lorusso e il marito, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, poi sarebbe arrivato lo scioglimento della municipalizzata Amtab perché diventata «ufficio di collocamento dei boss».
Ma Emiliano «aveva bisogno dei loro voti per essere rieletto», ricorda l’ex grillino Concia nel suo post, così come dei voti dei fratelli Enzo detto Roberto e Alfonsino Pisicchio. Quello a cui Emiliano chiese un passo indietro da un posto di sottogoverno regionale perché sapeva che di lì a poco lo avrebbero arrestato. «Voci di arresti, dimettiti o ti revoco», il messaggino via whatsapp prodotto da Pisicchio al gip Ilaria Casu, a cui non è andata giù l’idea che la soffiata all’indagine che aveva sulla scrivania sia stata strumentalizzata da Emiliano, che parla di «guerre non convenzionali» contro di lui. «Io non partecipo a nessuna guerra, sia ben chiaro…» avrebbe detto la Casu, riferisce la Gazzetta del Mezzogiorno. La Procura sta facendo accertamenti sull’ipotesi di una fuga di notizie. Resta Vincenzo Brandi, l’ultimo protagonista della foto. Qualche anno fa ha chiuso con la politica, è tornato al suo lavoro da funzionario della Procura di Bari al fianco del procuratore Roberto Rossi. C’era anche lui quando il magistrato fece una conferenza per difendere Decaro e la sua battaglia sulla legalità dalle voci sul possibile scioglimento del Comune. Brandi conosceva la consigliera Lorusso, è stato a lungo nell’entourage di Olivieri, che fu iscritto sotto falso nome nel registro degli indagati per una «prudenziale iniziativa dell’ufficio». E poi era passato, da presidente del Quinto municipio, col partito della Maurodinoia, moglie di Cataldo. È estraneo alle indagini, va ribadito.
Ma nel pasticcio barese bastano certe foto invecchiate male a pensare peggio.