Maurizio Landini da una parte, mondo reale dall’altra. Il numero uno della Cgil e la realtà dei fatti sono due strade parallele, non si incontrano mai. Incalzato dalle domande di Repubblica, il segretario del sindacato rosso preferisce abbandonare qualsiasi contatto con il reale e rispolvera il “migliore” repertorio anti-Meloni. Prima accusa la premier di volere scardinare “i contropoteri sanciti dalla Costituzione”. Poi, con sprezzo del ridicolo, derubrica le proteste violente degli studenti a semplici “punti di vista” che il governo non riesce a tollerare.
E il quadro fantasy della Cgil è al suo completo. Basta una domanda per scatenare tutto il livore ideologico di Landini. Intervistato dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari, il capo del sindacato abbandona qualsiasi freno e si scaglia contro il governo guidato da Giorgia Meloni. “La destra non ama il dissenso e usa le proteste per evocare gli anni di piombo?”, chiede l’intervistatore. La replica di Landini è un manifesto anti-destre: “Non solo non ama il dissenso – esordisce – ma mette in discussione qualsiasi forma di critica e cerca di far saltare i contropoteri sanciti dalla Costituzione”. Il “mondo al contrario” della Cgil è così riassunto.
“Penso all’attacco al diritto di informazione”, ci spiega Landini. Ma non solo. “Al diritto di sciopero, all’autonomia della magistratura, alle azioni contro gli studenti”. Diritti che rappresentano le radici della nostra democrazia ma che, al contrario di quanto sostiene Landini, Meloni in primis non ha mai voluto nè modificare nè cancellare. Il numero uno del principale sindacato italiano, invece, ci descrive alla perfezione un mondo che non esiste. Un mondo dove, in poco più di un anno di governo, l’esecutivo Meloni sta cancellando sia il diritto al dissenso, sia il diritto di sciopero. Ma non basta: a essere sotto attacco, secondo la Landini’s logic, sono anche i magistrati e gli studenti.
Gli stessi studenti con i quali Landini si schiera senza sé e senza ma.“Gli studenti non hanno mai espresso violenza, ma solo punti di vista”. Il ragionamento di Landini è tanto chiaro quanto preoccupante. Le proteste degli studenti che solo una settimana fa zittivano il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, sarebbe un punto di vista democratico? La domanda sorge spontanea: censurare un ministro di un governo eletto dai cittadini è violenza oppure no? Stando alla lunga intervista di Landini la risposta è netta: “Sono solo punti di vista”.
Seguendo questo filo logico, quindi, sarebbe un punto di vista anche zittire un giornalista come David Parenzo, alla Sapienza, al grido di “nessuno spazio a sionisti e fascisti”. Oppure, allo stesso modo, sarebbe un punto di vista occupare le università, aggredire studenti lontani dalle proteste pro Palestina e molto altro ancora. Il cortocircuito della sinistra e, in particolare, di Maurizio Landini, è un dato di fatto.
Altro che punti di vista.