La prima agenzia a battere la notizia è stata Tasnim News, non riconosciuta dall’establishment di Teheran, a dimostrazione che i media di regime avevano avuto l’ordine di tenere le bocche cucite. In serata Tasnim News ha iniziato a funzionare a intermittenza.
Potrebbero bastare questi pochi elementi per innescare dubbi su cosa sia accaduto all’elicottero che ieri pomeriggio stava trasportando il presidente iraniano Ebrahim Raisi, dall’Azerbaigian orientale in Iran. Incidente? Attentato? Al momento non si esclude alcuna ipotesi. Il convoglio aereo era composto da tre velivoli, due dei quali, su cui viaggiavano il ministro dell’Energia Mehrabian e quello dello sviluppo urbano Bazrpash, sarebbero giunti a destinazione, almeno secondo i giornali ufficiali che da ieri alle 18.30 ora di Teheran, le 17 in Italia, hanno iniziato a far circolare notizie sempre più contraddittorie. Si sa per certo che sul velivolo, un Bell 212, oltre a Raisi erano presenti tra gli altri l’Ayatollah Al Hashem, Imam di Tabriz, Abdollahian, Ministro degli Affari Esteri, e Rahmati, Governatore dell’Azerbaigian Orientale. L’elicottero avrebbe effettuato un atterraggio d’emergenza a Julfa, nella Foresta di Dizmar tra il villaggio di Brazin e Ard Shir nella provincia dell’Azerbaigian orientale, zona fitta di vegetazione e sferzata da pioggia, vento e nebbia. Si è parlato di telefoni fuori servizio, tant’è che le squadre di soccorso (una quarantina, 8 ambulanze e l’esercito) non sarebbero riuscite a individuare il luogo d’atterraggio. Diventa difficile credere che nessuno disponesse di un telefono satellitare, ma le affermazioni di Teheran hanno innescato ulteriori dubbi quando il ministro degli Interni Vahidi ha dichiarato che «alcuni dei compagni del presidente sono stati in grado di comunicare telefonicamente». Raisi, 63 anni, appartenente alla fazione conservatrice iraniana, viene indicato come erede di Khamenei nel ruolo di leader supremo. Da qui indiscrezioni di varie intelligence su un possibile attentato perpetrato dalle forze di opposizione interna, o dallo stesso Azerbaigian, da dove Raisi stava rientrando dopo un incontro con il suo omologo Ilham Aliyev. Funzionari israeliani hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’incidente.
Sui social nel frattempo erano apparse foto di Raisi mentre scendeva da un elicottero. Immagini di repertorio, visto che indossava mascherine risalenti all’emergenza Covid. L’agenzia di stampa Mehr aveva pubblicato informazioni del presidente che si stava dirigendo in corteo verso la città di Tabriz. Dopo poco più di mezz’ora venivano rimosse dal sito web. «Le vite del presidente e del ministro degli Esteri sono in pericolo – ha raccontato alla Reuters un anonimo funzionario iraniano – le notizie che arrivano dal sito di atterraggio dell’elicottero sono molto gravi».
Il leader spirituale, l’ayatollah Khamenei, ha tenuto una riunione di emergenza del Consiglio supremo di sicurezza nazionale, secondo il Teheran Times. Ma le informazioni sulla riunione sono state smentite dallo stesso giornale, dopo 10 minuti. Il capo della sede operativa della Mezzaluna Rossa iraniana Alishundi, ha riferito alla Tass che «almeno 4 squadre di soccorso si sono avvicinate al luogo del violento atterraggio». In serata Teheran parla di contatto stabilito con alcuni passeggeri dell’elicottero, che sarebbe stato raggiunto. Smentito anche questo poco dopo.
Tutto resta frammentario e nebuloso, con il lapsus di Erdogan che porge le «condoglianze» e le ricerche che proseguono nella notte.