Microfoni aperti: va in onda “radio intifada”. Mentre in tutta Italia proseguono le mobilitazioni studentesche pro-Palestina, un’emittente radiofonica fa da megafono ai casinisti con la kefiah. Così, la loro intolleranza si diffonde forte e chiara. Tra le tende degli universitari in rivolta si sono accesi gli amplificatori di Radio Onda Rossa, storica voce del movimentismo ultraprogressista ora pronta a rilanciare le parole degli anti-Israele. Fondata negli Anni di piombo e accusata in quel periodo di istigazione al crimine, oggi la radiostazione romana autogestita continua la propria attività sul filo dell’ideologia e della militanza.
Nelle scorse ore – non è la prima volta che accade – Radio Onda Rossa ha condotto le proprie trasmissioni in diretta dall’acampada degli studenti della Sapienza di Roma. E dai microfoni si è udito davvero di tutto. Tra slogan vetero-sessantottini, critiche alle istituzioni e sfoghi antisionisti, le frequenze dell’emittente antagonista si sono trasformate in una cassa di risonanza per l’oltranzismo filopalestinese. A un tratto, i giovani speaker si sono pure collegati con due attiviste italiane arrestate in Grecia durante le mobilitazioni ad Atene. “Ci troviamo in un Cpr in attesa dell’ordine di espatrio. Verremo deportate, noi siamo un sintomo della macchina repressiva europea contro i movimenti pro-palestinesi“, hanno affermato le giovani, lanciando arbitrarie accuse contro le autorità elleniche.
Stacco musicale, poi parola ai manifestanti che nelle scorse ore avevano partecipato alle proteste nell’ateneo romano in occasione della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ebbene, su Radio Onda Rossa nemmeno quest’ultimo è stato risparmiato dagli attacchi. “Ci è sembrato confuso: continuava a ripetere che la violenza va condannata a prescindere, poi però i palestinesi sono sempre vittime senza nome. Fa due pesi e due misure. È il garante della Costituzione ma stringe la mano a chi comprime quei valori. Strano che si parli di libertà negli atenei e poi si critica il boicottaggio accademico“. Nel mirino, oltre al capo dello Stato, anche la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, con la quale gli antagonisti proseguono un estenuante braccio di ferro.
Passano i minuti e nell’accampamento studentesco i microfoni si fanno roventi. In radio risuona l’odio contro le forze dell’ordine. “Abbiamo cacciato i celerini, è stato veramente un bel momento. Quando è andato via Mattarella, gli agenti sono cadute nel caos più completo, noi ci siamo moltiplicati all’improvviso e loro sono scappati“, sostiene una ragazza. E un’altra rivendica: “Stavolta ci siamo spinti oltre. Abbiamo fatto dei sanzionamenti, abbiamo lanciato uova piene di vernice contro il rettorato e lasciato le impronte rosse delle nostre mani. Dopo ci siamo riuniti alle tende per fare un controsenato. A settembre chiederemo il conto alla rettrice Polimeni“. Di seguito, viene trasmesso un contributo audio degli attivisti di Pisa. Riecheggia la parola “genocidio“, usata ormai come un mantra da chi interpreta la realtà a senso unico.
“Vogliono criminalizzare la nostra lotta“, lamenta qualcuno in tono vittimistico. In realtà, da settimane queste minoranze chiassose pretendono di fare il bello e il cattivo tempo nelle università, senza che nessuno le contraddica. E viene riaffermata pure la necessità di boicottare le collaborazioni tra gli atanei e le realtà ritenute vicine a Israele.
Nulla di nuovo nell’etere: piuttosto, oggi come ieri, il solito disco rotto antagonista.