Dopo la bocciatura del Ddl Zan, l’Unione europea prova ad approvare una dichiarazione che, partendo dal tema dei diritti, cerca di promuovere il gender trovando la giusta opposizione dell’Italia. Per la Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, la presidenza di turno belga dell’Ue ha presentato una dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+. Nel testo si afferma che gli Stati firmatari: «Si impegnano in particolare ad attuare strategie nazionali per le persone Lgbtiq+ e a sostenere la nomina di un nuovo commissario per l’uguaglianza quando sarà formata la prossima Commissione». E si chiede alla Commissione Ue di «perseguire e attuare una nuova strategia per migliorare i diritti delle persone Lgbtiq durante la prossima legislatura, stanziando risorse sufficienti e collaborando con la società civile». Leggendo però il documento, dietro a questi propositi, emergono i tentativi di propagandare il gender da parte di Bruxelles.
Oltre all’Italia, a non firmare la dichiarazione sono state Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca, Slovacchia. Subito sono partite le accuse da parte della sinistra al governo. In realtà, come spiegano fonti del ministero della Famiglia, l’Italia non ha aderito «insieme a un terzo degli Stati membri» alla dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+ perché «era in realtà sbilanciata sull’identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan». L’Italia aveva invece aderito il 7 maggio alla dichiarazione contro l’omofobia, transfobia, bifobia «perché era relativo alla non discriminazione rispetto all’orientamento sessuale».
Il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella ha precisato che «l’Italia è la nazione della libertà, nella quale ogni persona deve essere e sentirsi libera di esprimere se stessa e il proprio orientamento sessuale senza essere oggetto di discriminazione, violenza e intolleranza». Poi la considerazione sugli avversari: «La sinistra usa la sacrosanta lotta contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale come foglia di fico per nascondere il suo vero obiettivo, e cioè il gender».
Anche Giorgia Meloni è intervenuta sul tema spiegando che: «Il governo in prima linea contro l’omotransfobia». La posizione italiana è perciò ben chiara: sì al rispetto di tutti contro ogni forma di discriminazione, no a tentativi di indottrinamento sul gender di cui l’Unione europea è sempre più promotrice.
Per la leader dem Elly Schlein, la scelta italiana è una «vergogna», mentre per Giuseppe Conte, leader 5S, «l’Italia insegue il modello Orban».