La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha dichiarato ammissibile il ricorso contro l’Italia presentato dall’ex segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini, e da alcuni cittadini sulla legge elettorale. Una notizia subito cavalcata dalla sinistra per prendere di mira l’invisa riforma sul premierato. L’istanza, depositata alla fine di gennaio del 2023, riguardava la “instabilità della legge elettorale italiana e la compatibilità” del Rosatellum. I ricorrenti sostengono infatti che le modifiche apportate al sistema elettorale avrebbero comportato la violazione dei diritti degli italiani nelle elezioni politiche del settembre 2022, vinte Giorgia Meloni. Ora, come previsto dalle norme, il governo italiano elaborerà e presenterà una memoria difensiva.
La decisione sull’ammissibilità è del primo febbraio scorso, ma la notizia è stata diffusa solo ora. Alla luce delle rimostranze presentate dai ricorrenti, la Cedu ha formulato tre domande al governo italiano, per comprendere se sia stato davvero violato il diritto a libere elezioni. La prima riguarda le modifiche apportate nel 2019, nel 2020 e nel 2022, “queste ultime, introdotte solo 3 mesi prima delle legislative del 25 settembre 2022“. La Cedu vuole capire se “i cambiamenti al sistema elettorale hanno minato il rispetto e la fiducia dei ricorrenti nell’esistenza di garanzie di libere elezioni“. La Corte domanda poi se “la legge n. 165 del 2017, impedendo agli elettori di votare nel sistema proporzionale per una lista o coalizione diversa da quella scelta nel sistema maggioritario e attribuendo automaticamente il voto espresso nel sistema maggioritario alla lista o coalizione corrispondente nel sistema proporzionale, ha violato il diritto dei ricorrenti di esprimersi liberamente sulla scelta del corpo legislativo in libere elezioni“.
Infine, i giudici di Strasburgo chiedono se i cittadini hanno la possibilità di introdurre un ricorso “effettivo” davanti alle istanze nazionali – come prevede l’articolo 13 della convenzione europea dei diritti umani – qualora ritengano violati il loro diritto a libere elezioni. Secondo le procedure, ora il governo avrà tempo fino al 29 luglio prossimo per inviare le proprie memorie difensive, a cui seguiranno le contromemorie dei ricorrenti e infine la sentenza.
“Il ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) sulla legge elettorale italiana non è stato accolto, come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa, ma soltanto dichiarato ammissibile“, hanno fatto sapere fonti di Palazzo Chigi, puntualizzando che “le udienze sul merito del ricorso saranno calendarizzate nei prossimi mesi e, pertanto, il Governo italiano sta elaborando una memoria difensiva, come previsto dalla normativa italiana e dalle Convenzioni internazionali in materia“. Sempre dall’esecutivo, il sottosegretario Alfredo Mantovano ha circostanziato la notizia. “Come in ogni procedura di questo tipo, la Cedu ha posto delle questioni e si sta lavorando per rispondere. Noi ovviamente riteniamo il ricorso non fondato“, ha precisato.
Dall’area progressista, tuttavia, la notizia arrivata da Strasburgo è stata letta subito in chiave politica con riferimento alla stringente attualità. “Una condanna avrebbe immediate ricadute sull’attualità politica, compreso il premierato“, ha affermato l’ex segretario radicale Staderini.
E anche per il deputato di Avs, Angelo Bonelli, la decisione della Cedu “mette in seria discussione la riforma sul premierato voluta dal governo Meloni“.