Dal 16 di giugno del 1937 al 29 di aprile del 1945, Nicolaus von Below, rampollo dell’aristocrazia prussiana della Pomerania, è sempre rimasto un passo dietro a Adolf Hitler come Aiutante della Luftwaffe; e per l’intera durata del conflitto, ha atteso gli ordini del Führer spostandosi tra i palazzi del potere di Berlino e il Berghof, dai quartier generali del Reich e alla Tana del Lupo dove rimarrà ferito nella congiura di luglio. Senza smettere mai di osservare, da un’angolatura decisamente privilegiata, l’ascesa e la caduta della Germania nazionalsocialista.
Le sue memorie “Al fianco di Hilter”, pubblicate da Italia Storica per la prima volta in edizione italiana, sono considerate da tempo un documento importante e già largamente utilizzato dagli studiosi del nazionalsocialismo, e secondo il professor F. Perfetti, che ne ha curato la prefazione “meritano attenzione sotto diversi profili” essendo “significative per capire la fascinazione che Hitler riuscì ad esercitare su personaggi appartenenti non all’ambiente nazionalsocialista vero e proprio, ma piuttosto a quello conservatore“.
Votato alla carriera militare come ogni junker, innamorato dell’aeronautica e ufficiale di eccellenti capacità, Von Below, promosso colonnello a soli 35 anni, fu alle dipendenze del Führer dal incontenibile successo della Blitzkrieg che travolse il Vecchio Continente fino agli ultimi giorni della caduta del Terzo Reich. Egli fu infatti, insieme a Martin Bormann e a Joseph Goebbels, tra coloro che asserragliati nel Bunker della Cancelleria di Berlino costretta d’assedio dall’Armata Rossa sottoscrissero il testamento politico del Führer il 29 aprile 1945. Congedandosi, con permesso, poco prima che Hitler decidesse di farla finita. Puntandosi una pistola Walther PPK alla tempia destra, per non cadere vivo in mano ai sovietici.
Abbandonato il bunker con l’intenzione iniziale di raggiungere l’ammiraglio Dönitz nel settore a nord-ovest di Berlino, Von Below verrà catturato dagli Alleati dopo essersi dato alla macchia. Liberato solo nel 1948, nel dopoguerra lavorerà come pilota civile della Lufthansa. In fondo, Nicolaus von Below, uno degli ultimi uomini della “stretta cerchia” di Hitler ad essere uscito vivo dal bunker della Cancelleria, aveva sempre espresso un unico desiderio al Führer: poter tornare a volare.
Il resoconto di un Hitler inedito
Il vero protagonista delle memorie di von Below è come ci si poteva attendere fin dal titolo, il Führer, del quale viene proposto un ritratto per certi versi inedito. In controtendenza rispetto a quella che possiamo considerare “immagine costruita dalla memoria storica e codificata dalla ricerca storiografica“: il dittatore testardo e privo di ogni capacità, con la mente obnubilta da farmaci e droghe.
Hitler viene descritto come uno stratega militare “per nulla dilettante”; che si scontra con un progressivo e insovvertibile processo di deterioramento dei rapporti con i suoi fedelissimi: da “folle” Hess, al controverso capo del servizio segreto, ammiraglio Canaris, fino a Göring e Himmler. “Fino all’autunno del 1941 era una cosa rara per lui dare un ordine diretto“, annota nelle sue memorie l’autore, ricordando: “Il suo metodo preferito era la persuasione, in modo che i suoi Generali mettessero in atto le sue idee per loro convinzione. Questa persuasione fu anche la ragione delle conversazioni spesso prolungate con Hitler. Anche dopo il dicembre 1941, quando Hitler assunse il comando dell’Esercito, tentava ancora di conquistare i suoi ascoltatori con la discussione. Solo nell’ultimo anno di guerra, quando le possibilità di trasmettere le sue idee erano così limitate, fece più uso dei comandi diretti”.
“Durante la campagna di Polonia“, scrive Von Below riguardo lo stile di comando di Hitler,”ebbi l’opportunità di apprezzare la logica acuta e la straordinaria sensibilità di Hitler per le situazioni militari. Era molto bravo a mettersi nei panni del nemico e il suo giudizio militare era equilibrato e preciso, mentre in campo politico era una sorta di visionario, cadendo in velleitarie illusioni”. E ancora, riferendosi a Hitler dopo la conferenza di Yalta: “Il suo pensiero politico anticipava gli eventi”, alludendo all’incompatibilità dei piani a lungo termine degli Alleati che sarebbero sfociati nel bipolarismo. Per Von Below quelle “differenze ideologiche” tra Occidente e Oriente “non avrebbero avuto effetto prima delle fine della guerra“. Ma nella mente di Hitler già comparivano evidenti.
Nelle 328 pagine di queste scorrevoli memorie, che si avvalgono di una narrazione asciutta ma permeante, il resoconto delle giornate del Führer, scandite da incontri istituzionali e piccoli riti quotidiani, da rapporti dal fronte, monologhi e direttive numerate ordinate “senza discussione“; tutto viene annotato con minuzia di dettagli.
Per lasciare al lettore neofita come l’appassionato alla ricerca di una ulteriore versione dei fatti, ancora una volta affascinato dalla complessità di un periodo storico del quale crediamo di sapere tutto; ma che per certi versi è ancora tutto da approfondire.