Le nuove frontiere tecnologiche della transizione energetica si spalancano davanti a noi, nella prospettiva di un mondo più sostenibile. Mentre i profeti della decrescita vorrebbero fermare tutto in nome dell’ideologia, l’industria e lo sviluppo producono invece soluzioni in grado di coniugare la tutela dell’ambiente e quella dell’economia. Ma basterà la tecnologia? La domanda fa da titolo al secondo panel dell’evento organizzato da il Giornale a Genova e condotto dal nostro vicedirettore, Nicola Porro. Sul palco, accanto a lui, relatori di primissimo piano: Raffaella Luglini (Direttore Sostenibilità di Leonardo), Maria Enrica Danese (Direttore Comunicazione & Sostenibilità Tim) e Matteo Cidda (Responsabile Comunicazione e Responsabilità Sociale di Banco Bpm).
Nicola Porro apre il dibattito e lancia l’assist a Maria Enrica Danese. “In tre anni abbiamo migliorato il parametro tra i dati e l’energia consumata di oltre il 50%. La tecnologia aiuta? Sì. Per un gruppo grande come Tim fa la differenza”. Matteo Cidda: “Il nostro ruolo è quello di spingere in questa direzione nell’economia reale. 10 miliardi sono destinati a prestiti per le aziende che investino in sostebilità. Ma non basta prestare soldi, bisogna anche aiutare il processo. Le pmi cosa devono fare? Abbiamo un servizio con cui formiamo i colleghi che vanno dalle imprese per spiegare loro cosa devono fare, perché la normativa è molto complessa. Noi abbiamo una doppia responsabilità: sulle emissioni dirette nostre e sull’area Pmi”.
Raffaella Luglini risponde a Porro su tecnologia e sostenibilità. “Come Leonardo lavoriamo nel mondo e ci confrontiamo con tutti gli approcci alla sostenibilità. Ora è il momento del fattore environment. Uk sono più spinti come approccio rispetto all’Europa. Per partecipare a gare indette dal ministero della difesa britannico, quando presentiamo le nostre proposte dobbiamo quantificare gli impatti di natura sociale”. E ancora: “Questi temi possono supportare o indebolire la competitività. Oggi competiamo con operatori di mercati occidentali. L’innovazione tecnologia era prima finalizzata a migliorare le performance, oggi va più avanti e guarda agli impatti in efficienza, ambienti sociali ed economia. Questo è il connubio più stretto tra tecnologia, business e sostenibilità. Dobbiamo ridurre gli impatti positivi e migliorare quelli negativi. Oggi un operatore come Leonardo deve garantire impatti di natura sociale e stiamo parlando di un ecosistema in cui i ritorni sono anche per le aziende”.
Danese sul tema della sicurezza dei dati, sollevato da Porro. “Il sistema europeo ha messo in piedi un processo di tassonomia che identifica i costi, gli investimenti e i ricavi della sosyenibilità. Noi facciamo lo sforzo per arrivare a un obiettivo, ma la parte burocratica non funziona perché io dovrei trasferire tutto questo nella voce tassonomia. Il risultato? La mia ammissibilità in termini di tassonomia non sempre corrisponde allo sforzo profuso. Questo significa che abbiamo acquisito un nuovo modo di fare e di recepire le cose, però c’è una componente burocratica che ancora fatica a fare regole coerenti con il mercato, spesso sono regole avulse”. Le strategie delle TelCo. “Il processo della sostenibilità Esg sta diventando pane quotidiano, c’è ancora una differenza tra grandi e piccole aziende. Le prime sono più vicine a una visione di medio-lungo periodo. Più l’azienda è piccola più si accorcia il tempo richiesto per fare le scelte”.
(in aggiornamento)