Il superbonus? Una “droga economica” dalla quale bisogna “disintossicarsi“. Ancora una volta, Giancarlo Giorgetti non usa mezze misure nell’esprimere le proprie critiche sulla controversa misura grillina della quale il governo sta gestendo ora le conseguenze a lungo termine. Nel mezzo della discussione politica sul decreto superbonus edilizio e sugli annessi emendamenti del governo, il ministro dell’economia ha ribadito la propria convinzione sulla traiettoria intrapresa. “Sono serenissimo. Serenissimo. Quando si è nel giusto si è sereni“, ha affermato, entrando poi nel merito della questione.
“I dati sono ormai acclarati è chiaro che nei prossimi quattro anni, o addirittura nei prossimi dieci anni se passa l’emendamento in discussione, avremo allo stato attuale un impatto all’incirca di 30 miliardi ogni anno per i prossimi quattro anni“, ha dichiarato Giorgetti. E questo perché, al netto delle detrazioni edilizie normali che sono state sempre attuate in questo Paese, qui siamo di fronte a “circa 150 miliardi in più rispetto alle ordinarie detrazioni, che dal ’96 sono sempre state praticate, e che sono quelle a cui stiamo tornando in un percorso di disintossicazione, cioè le detrazioni in dichiarazione dei redditi in dieci anni per una percentuale dei lavori“. E ancora, il ministro ha sentenziato: “Quello che non è più accettabile, perché senza senso, è dare il 110% a carico dello Stato a prezzi definiti dalle parti in cui lo Stato non c’è e non può neanche sindacare”.
Già nei giorni scorsi l’esponente di governo aveva biasimato gli effetti della misura grillina, da lui paragonata a una vera e propria valanga abbattutasi sulle casse dello Stato. Nel frattempo, gli ideatori di quel provvedimento – ovvero i Cinque Stelle – scaricavano sugli altri le responsabilità dei dissesti verificatisi. Il superbonus, ha rincarato oggi Giorgetti, “è stato una misura eccezionale in tempi eccezionali, anche Ben Johnson ha vinto le Olimpiadi con il doping. Da questo tipo di droga economica bisogna uscire. Purtroppo la disintossicazione è dolorosa ma qualcuno lo deve fare“. Parole che, fuor di metafora, descrivono con chiarezza la situazione ora nelle mani dell’esecutivo.
E a chi, durante un convegno a Milano, gli chiedeva dell’ipotesi dimissioni nel caso in cui non dovessero passare le novità sul superbonus, il ministro ha replicato: “No, io ho messo in chiaro una cosa che forse, nonostante il dibattito di questi mesi, non è sufficientemente chiara: quella è una misura eccezionale per tempi eccezionali, come tante altre cose fatte in epoca pandemica“.
Intanto è bagarre sulla commissione Finanze del Senato che sta esaminando il decreto superbonus. Le opposizioni avevano infatti riferito che sarebbe aumentato da 19 a 20 il numero dei componenti, spiegando di aver ricevuto una comunicazione dal presidente del Senato. “La maggioranza aumenterà di un componente è una facoltà che si ha” e si fa quando cambiano gli equilibri, ha commentato a caldo il senatore Stefano Patuanelli M5s. Ma – ha aggiunto – “va prima comunicata all’aula. Quindi è una forzatura politica ma è anche regolamentare“. A fermare l’ennesima tempesta nel bicchiere è stato però il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
“Oggi non muta nessun componente delle Commissioni, eventualmente da modificarsi ma non in funzione nella votazione di oggi“, ha precisato in apertura di seduta al Senato, proprio in riferimento alle polemiche sul componente in più di maggioranza nell’organismo alle prese con l’esame del dl Superbonus.