Venticinque anni, tunisino, in Italia dal 2023, disoccupato e senza permesso di soggiorno, non parla italiano ma solo francese e arabo. È questa la “scheda” dello stupratore della Montagnola, l’uomo che sabato scorso, alle 22.30 circa, ha abusato di una donna nel parco della Montagnola di Torino, a breve distanza dal centro storico della città e dalla stazione centrale. La zona, nota per essere frequentata da sbandati, è una delle principali piazze della droga di Bologna e con sempre maggiore concentrazione, qui si radunano gli immigrati irregolari, spesso assoldati proprio nel mercato nero degli stupefacenti.
Il tunisino è stato foto-segnalato in Italia nel 2023, circa un anno fa, nell’hotspot di Porto Empedocle. Probabilmente è arrivato con uno dei tanti barconi che lo scorso anno hanno portato sulle coste italiane oltre 150mila migranti. Ancora non è chiaro se sia un richiedente asilo nel nostro Paese o se abbia ricevuto, e poi ignorato, un foglio di via. Sta di fatto che quella notte si è unito al lungo elenco di predatori sessuali denunciati nel nostro Paese. Quella notte, il tunisino ha proposto alla donna 30 euro in cambio di un rapporto orale. Lei ha accettato ma dopo essersi appartati in una zona buia del parco, lui non si è accontentato e, nonostante le urla e la resistenza della donna, le ha strappato la biancheria intima costringendola ad avere con lui un rapporto completo non protetto per due volte.
È stato un passante, allertato dalle urla della donna, a lanciare l’allarme chiamando il 112. Quando la pattuglia è arrivata lo stupratore era ancora lì, che si stava rivestendo, rimettendosi i pantaloni ancora sporchi di terra. La sua vittima, invece, era in palese stato di choc dopo la violenza subita. Trasportata al Pronto soccorso ostetrico ginecologico dell’ospedale Maggiore, per lei la procura ha chiesto l’attivazione del “codice rosso“. Il tunisino, invece, è stato trasferito nel carcere Rocco D’Amato di Bologna con l’accusa di violenza sessuale.
Solo tre settimane fa, un connazionale dell’arrestato a Bologna, è stato fermato a Roma per aver stuprato una 20enne rumena dopo averla adescata sui social. Ed è ancora caccia al complice, perché in quel caso fu stupro di gruppo.
Questi episodi raccontano, anche se in maniera sommaria, il clima di forte insicurezza che si respira nelle città italiane e non si può ridurre tutto al tema della percezione, come spesso fanno alcuni amministratori comunali.