“La Gioconda deve tornare in Toscana”. E l’associazione fa ricorso al Consiglio di Stato

"La Gioconda deve tornare in Toscana". E l'associazione fa ricorso al Consiglio di Stato

La Gioconda deve lasciare il Louvre e tornare in Italia, per essere consegnata ai discendenti diretti di Leonardo Da Vinci. Questo, in soldoni, è quel che sostiene l’associazione “International Restitutions”, che nei giorni scorsi ha inoltrato per questo motivo un ricorso al Consiglio di Stato della Francia, chiedendone la restituzione ai pronipoti del Genio. Un’associazione presieduta dal docente Robert Casanovas, che si presenta come una Ong “il cui scopo statutario è quello di garantire la legalità della composizione delle collezioni museali pubbliche”. E alla luce di tutto ciò, la giustizia transalpina ha già protocollato l’atto in questione: il verdetto dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. Ma su quali presupposti si basa questa azione legale? In un comunicato, l’associazione sembra asserire di aver agito anche nome dei quattordici eredi di Leonardo individuati tempo fa due studiosi (con questi ultimi che hanno tuttavia voluto prendere le distanze dall’iniziativa). Sul conto di questi ultimi si sa che risiedono in Toscana e che hanno un’età che varia da un anno ad 85, ma i loro nomi non sono stati resi noti. La tesi sostenuta da International Restitutions si sofferma in particolar modo sull’acquisto della Gioconda da parte dell’allora re di Francia Francesco I.

Secondo la storiografia ufficiale, il sovrano l’avrebbe regolarmente acquistata dallo stesso Leonardo, nei primi anni del ‘500. Ma questa acquisizione, sempre a detta dell’associazione in questione, non è da considerarsi valida perché sarebbe avvenuta in maniera illegale. Per due motivi: in primis perché non è stato trovato alcun documento ufficiale che certifichi la vendita o l’eventuale donazione del dipinto. E poi perché, sempre secondo Internation Restitutions, re Francesco I si sarebbe in realtà appropriato dell’opera sfruttando il “diritto d’albinaggio”, allora in vigore. Si trattava in sintesi di una legge che faceva sì che i beni dei cittadini stranieri deceduti senza figli sul territorio francese (come Leonardo) potessero essere incamerati dalla corona. E l’associazione, nel ricorso, si è focalizzata sull’incompatibilità fra quella norma cinquecentesca e le attuali leggi.

“Tale acquisizione, poiché la decisione impugnata continua a produrre i suoi effetti anche oggi, è contraria agli articoli 1 e 17 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 – ha scritto Casanovas a tal proposito – all’articolo 17 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948 e dell’articolo 1 del protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. La Gioconda appartiene effettivamente ai discendenti di Leonardo: il primo atto di appropriazione di Francesco I tramite il diritto d’albinaggio è giuridicamente inesistente. E non può produrre alcun effetto, né creare alcun diritto a beneficio dello Stato francese”. A breve dovrebbe quindi pronunciarsi il Consiglio di Stato, come detto. Ma non è tutto: Casanovas ha scritto di essere consapevole dell’alta probabilità di rigetto del ricorso, in quanto non è la prima volta che associazioni o soggetti fisici reclamano diritti sulla Gioconda.

Ma in quel caso, ha già fatto sapere di essere pronto a rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.

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