Il crollo verticale dell’industria della “carne vegetale”, numeri impietosi

Il crollo verticale dell'industria della "carne vegetale", numeri impietosi

L’industria della “carne vegetale” sta attraversando una grave crisi dopo il fulgido ma effimero successo registrato in particolar modo durante il periodo dei lockdown.

Il crollo post-Covid

È innegabile, infatti, che l’esplosione del fenomeno sia avvenuta proprio in concomitanza con le prime misure restrittive legate al Covid: la chiusura dei macelli, che aveva inferto un duro colpo al mercato della carne per le difficoltà di approvvigionamento della materia prima, aveva spinto tanti a sperimentare pietanze vegane di vario genere. Il boom di “hamburger”, “salsicce” o “pesce” realizzati senza ingredienti di origine animale, ha portato a un netto incremento degli introiti da parte delle aziende di settore: tra 2018 e 2021, solo negli Stati Uniti, si è passati da 4,8 miliardi a 7,4 miliardi di dollari. Il consumo di prodotti del genere, pertanto, aveva registrato un’impennata proprio durante il periodo Covid.

Ora, tuttavia, questa spinta pare già essersi esaurita, visto che il rapporto annuale effettuato dal Good Food Institute, organizzazione no-profit specializzata in fonti proteiche alternative alla carne, ha certificato un calo delle vendite di “carne e pesce vegetale” del 13% negli ultimi due anni. Valutando le unità vendute tra 2021 e 2023, il crollo è ancora più evidente (-26%), considerando anche l’aumento dei prezzi nel settore.

A cosa è dovuta la crisi

I costi elevati sono uno dei motivi principali di questa crisi: rispetto alla carne, il suo surrogato “vegetale” ha un prezzo più alto mediamente del 77%. Se si parla di carni generalmente meno care come il pollo, l’incremento schizza al 150%. Non va meglio per quanto concerne il sapore del prodotto in sé, dato che tanti hanno abbandonato i prodotti vegani per il basso livello di soddisfazione delle proprie papille gustative.

Carni a parte, ora in crisi, tra i prodotti alternativi più gettonati c’è di certo il latte vegetale: quelli di soia, avena e mandorla hanno una fetta del 15% del mercato del latte negli Usa e rappresentano nelle vendite oltre un terzo dei prodotti vegetali (i surrogati di carne e pesce sono inchiodat all’1% del totale).

Il Good Food Institute rivela che tra 2021 e 2023 i ricavi delle vendite dei latti vegetali sono aumentati del 9%, pur essendo diminuite le vendite unitarie nel medesimo biennio (-10%). I surrogati dei latticini (burro, gelato, yogurt e formaggio) hanno prodotto ricavi per 5 miliardi di dollari nel 2023

In grandi difficoltà, le aziende del settore hanno tentato in ogni modo di arginare la crisi, investendo sulla realizzazione di nuovi prodotti e sulla pubblicità: Impossible Foods e Beyond Meat strizzano l’occhio ai carnivori, immettendo alimenti “più saporiti e succosi”, ma almeno per il momento la strategia non ha avuto come conseguenza la tanto sperata inversione di tendenza.

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