Caschi, maschere antigas e catene: il vademecum della guerriglia nei campus Usa

Caschi, maschere antigas e catene: il vademecum della guerriglia nei campus Usa

Cercano la violenza, lo scontro fisico, il muro contro muro. Puntano all’escalation per diffondere la guerriglia. I protagonisti delle proteste nei campus universitari statunitensi non sono semplici studenti: definirli tali sarebbe fuorviante. Dietro le sommosse anti-Israele che stanno letteralmente infiammando gli atenei americani – e che rischiano ora di diffondersi anche in Europa – ci sono in realtà dei professionisti della somossa. A ispirare quei movimenti sono infatti i soliti cattivi maestri dall’innata vocazione eversiva, pronti ad agire più o meno nell’ombra per fomentare la rabbia antisemita e per agitare i contrasti con la polizia.

Così, mentre i progressisti d’oltreoceano guardavano altrove, i campus universitari americani si sono trasformati in scuole dell’odio. Con tanto di lezioni e di corsi dedicati ai facinorosi. Su queste pagine già vi avevamo raccontato di un manuale filo palestinese distribuito negli atenei in rivolta e zeppo di incitazioni alla violenza. Ma c’è di più: consultando le pagine web a cui fanno riferimento i giovani manifestanti, si trovano infatti dei veri e propri vademecum per affrontare la guerriglia. “Il movimento filo-palestinese deve essere contro la polizia. A ogni passo, la polizia non esiterà a brutalizzare coloro che chiedono un intervento fine del genocidio“, si legge in uno di questi documenti, nel quale il richiamo alla sedizione è esplicito.

A Gaza i palestinesi affrontano l’esercito israeliano; nel Stati Uniti, affrontiamo la polizia. Dobbiamo riconoscere che queste forze sono una sola e lo stesso: sono tutti fanti dell’impero“, prosegue l’appello rivolto agli studenti che in queste ore stanno mettendo a soqquadro i principali poli accademici d’America. Portare la guerra nei campus è l’obiettivo dichiarato e in questi prontuari online, che abbiamo avuto modo di visionare, viene spiegaro come. I promotori delle proteste forniscono dunque corsi di formazione, webinar e infografiche sulle tattiche di intervento. Agli studenti in rivolta viene così insegnato come costruire barricate, come incatenarsi, quali posizioni assumere per rendere la vita difficile agli agenti in tenuta antisommossa.

Non è possibile per noi evitare lo scontro con poliziotti o fascisti. Il confronto militare disciplinato e l’escalation strategica possono consentirci di proteggerci e di ottenere allo stesso tempo gli obiettivi più importanti“, si legge ancora in uno dei link messi a disposizione dei dissidenti. Poi, le spiegazioni vanno nel dettaglio e viene illustrata una delle tecniche per creare scompiglio e affrontare i blocchi della polizia: la tattica “push and pulling” (spingere e tirare). Segue una grafica accompagnata da un’esaustiva descrizione: “Esporsi in avanti con un piede crea una spinta più forte. Questa postura garantisce anche una maggiore stabilità se vieni respinto. Questo è qualcosa che molti capiscono già istintivamente, ma a volte sembrano dimenticarlo“.

vademecum studenti

Ai dissidenti viene poi sconsigliato di avanzare creando una catena umana. Questa tecnica – si legge infatti – “è inefficace per farsi strada e instabile per difendersi. Inoltre se una persona cade, lo fanno anche le anche le altre“. In un successivo passaggio, gli attivisti vengono edotti sull’atteggiamento per evitare il fermo e per sottrarre i colleghi di lotta dalle manette. “La trazione può essere utilizzata per prevenire l’arresto. Se un compagno viene afferrato dai poliziotti che non lo hanno ancora catturato, trascinarlo via: può essere un’efficace tecnica. Afferra il suo busto, evita gli arti e le parti sensibili. Mantieni una forte consapevolezza, non rimanere esposto“. Non mancano poi link a guide su caschi, maschere e occhiali antigas e giubbotti antiproiettile: tutto il necessario per mettere in atto la guerriglia.

I manuali diffusi tramite i social contengono anche indicazioni per affrontare le eventuali manganellate della polizia: “Puoi rimanere fuori dalla portata del corpo a corpo, impedire al tuo avversario di vederti abbastanza chiaramente da poterti colpire“. E adesso la volontà è quella di diffondere blitz e violenze. Gli obiettivi proposti agli agitatori dei campus sono tremendamente chiari: “Passare dalle manifestazioni di massa ai blocchi di massa delle aziende produttrici di armi, dagli accampamenti alle occupazioni edilizie, dall’essere bolliti dalla polizia al calmarli indietro.

Lasciamo che la repressione generi ulteriore resistenza“.

Leave a comment

Your email address will not be published.