E per il 25 aprile va in scena pure l’odio di Montanari: “Tornate nelle fogne”

Immagine da DiMartedì

Tomaso Montanari ne ha sparata un’altra delle sue. “Ma almeno oggi tornate nelle fogne e tacete…”. È quanto ha scritto Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, postando su X un articolo del Secolo d’Italia dedicato a lui e agli scrittori Christian Raimo e Antonio Scurati dal titolo I vecchi resistenti guardavano al futuro, i nuovi antifà fanno prediche e business.

Immediata le reazione del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti che critica Montanari per il “linguaggio truculento” che veniva usato durante gli anni di piombo dall’estrema sinistra prima di aggredire fisicamente i milianti del MSI e, auspicando la “netta condanna” di tutti, si chiede: “È questa la libertà di espressione che certi nostalgici degli anni più bui vogliono predicare?”. Il noto critico d’arte, di fronte a queste dichiarazioni non fa mea culpa, ma anzi rilancia: “Manca solo alla fine ‘saluto al duce!’. Prima – scrive sui social – manganellano e poi fanno le vittime: sono sempre gli stessi, vigliacchi e prepotenti”. Questa, però, è solo l’ultima di una lunga serie di boutade.

Recentemente, infatti, Montanari, intervenendo al programma di Giovanni Floris Di Martedì, ha dato ragione all’intellettuale Luciano Canfora, querelato da Giorgia Meloni per aver sostenuto che il presidente del Consiglio ragionasse come una neonazista: “Ha detto cose dimostrabili, lo ha detto in maniera forte, ma sono sicuro che da quel grande filologo che in tribunale saprà argomentare”. E ha aggiunto: “Se io dico che le parole con cui si parla di sostituzione etnica da parte di esponenti della maggioranza sono le stesse che usava Hitler nel Mein Kampf lo posso dimostrare con i testi”. Ma non solo. Montanari, in occasione della morte di Silvio Berlusconi, in qualità di rettore dell’Università per stranieri di Siena, si oppose di issare le bandiere a mezz’asta: “Naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati”, si legge nella lettera ​indirizzata alla comunità accademica. Dopo aver citato la P2, la mafia e le donne, Montanari arriva alla conclusione che Berlusconi non è degno di essere definito statista e, dunque, un’università non si può inchinare “a una storia come quella”.

Le invettive, o meglio gli insulti di Montanari, hanno colpito anche le vittime delle foibe. Nel 2021, infatti, criticò la legge che istituì la Giornata del Ricordo perché messa “a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah) rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica”. L’anno seguente, poi, da vero negazionista, organizzò un convegno intitolato “Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del ricordo”. Altro bersaglio preferito da Montanari è indubbiamente Matteo Salvini che, dagli studi televisivi di Otto e mezzo, lo definì “ripugnante” e lo paragonò ad Hitler:“Ricordo che il 900 è un catalogo di orrori perpetrati da partiti che hanno ricevuto il consenso. Hitler è andato al governo avendo il consenso.

E io – concluse – credo che il problema sia capire se il progetto della Lega sia compatibile con il progetto della Costituzione”.

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