La frattura politica e istituzionale del calcio italiano, fino a ieri l’altro rimasta sotto traccia e nota agli addetti ai livori, da ieri invece è diventata pubblica e irreparabile ormai. Sancita dalle accuse velenose di Gabriele Gravina, numero uno della federazione e componente dell’Uefa, nei confronti prima di Casini, presidente della Lega di serie A e poi in particolare di Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia. Il vulnus è stato provocato dall’intervento di Casini alla commissione cultura, istruzione e sport del Senato (della quale fa parte Lotito) durante il quale ha accusato Gravina e la sua maggioranza di deriva autoritaria in vista delle prossime riforme. Intervenendo al forum milanese de il Foglio, Gravina ha risposto per le rime e contrattaccato. Sul tema della deriva ha ricordato che «prima veniva denigrato l’immobilismo della Federcalcio», poi ha affondato il colpo. «Trovo che sia una mancanza di rispetto, il calcio dica no al lotitismo che intende utilizzare il settore a proprio piacimento», la stoccata e qui ha recitato a memoria i diversi ruoli ricoperti dal patron biancoceleste, una sorta di record «consigliere federale, consigliere di lega, senatore e presidente e proprietario della Lazio». Non è mancata la replica seccata di Lotito che ha definito quell’intervento frutto di «pura ostilità e scomposto rancore nei miei confronti». Questa volta sono volati gli stracci in pubblico e sulle decisioni future del governo federale non è difficile immaginare altri scontri frontali.
La frattura non è rimasta solo a quel livello alto. Un’altra, ancora più sanguinosa, si è verificata all’interno dell’area dei club di serie A e dentro le viscere del Milan stesso. Perché Paolo Scaroni, da identico microfono, ha dapprima sistemato un vecchio conto con Paolo Maldini che in una intervista lo aveva accusato di disinteressarsi del Milan e di fuggire dinanzi alle sconfitte per «non restare bloccato nel traffico». La replica di Scaroni appuntita, è stata più elegante: «Non ho più sentito Paolo. Quando qualcuno guarda al suo passato con un certo tasso di acrimonia, vuol dire che vive malissimo il suo presente. Gli auguro una vita personale ricca di soddisfazioni». Ancora più felpata la stoccata spedita ad Adriano Galliani che aveva definito rozza la visita di Milan, Inter, Juve e Roma negli uffici di Gravina per chiedere la riduzione della serie A a 18 squadre. Ha dettato Scaroni: «Andrò a lezione di savoir faire da Galliani. Non posso essere rozzo, me lo farò spiegare da lui che l’ha fatto tante volte con successo in passato». Nelle ultime ore, per lo stesso motivo c’è stata una scenata di gelosia di Lotito a Galliani, entrambi senatori di Forza Italia a causa dell’intervento del dirigente del Monza polemico con i quattro grandi club e solidale invece con Gravina che non si era schierato a favore. Sul punto Scaroni è stato dalla parte del suo mini-gruppo: «Così l’uscita della Lega dalla federcalcio si avvicina».
A complicare ulteriormente lo scenario politico, c’è stata infine l’iniziativa di una parte dell’Aia, l’associazione degli arbitri, che fa capo all’ex presidente Trentalange che ha inviato un quesito al Coni per chiedere lumi sull’ipotesi di rinviare le elezioni della categoria.