La rivolta degli atenei Usa. Scontri e arresti per Gaza

La rivolta degli atenei Usa. Scontri e arresti per Gaza

Cresce la tensione nei campus americani per le proteste pro-palestinesi, che dalla Grande Mela si sono allargate a macchia d’olio a numerosi atenei del paese. Le manifestazioni, iniziate la scorsa settimana alla Columbia University con l’allestimento del cosiddetto «accampamento di solidarietà a Gaza», sono andate in scena anche a Yale, Harvard, New York University, Mit, fino all’University of Michigan e alla Stanford University, in California. Il presidente Usa Joe Biden ha condannato le «proteste antisemite», ma anche «coloro che non capiscono cosa sta succedendo ai palestinesi». Lunedì sera le manifestazioni hanno portato a una nuova raffica di arresti, oltre 130 all’Nyu e 50 a Yale (a New Haven, in Connecticut). Nel campus della New York University, l’accampamento allestito dagli studenti ha radunato centinaia di persone durante tutta la giornata: i dirigenti scolastici li hanno avvertiti di andarsene, e hanno chiamato la polizia dopo aver ricevuto segnalazioni di «cori intimidatori e diversi incidenti antisemiti». Poco dopo le 20.30 locali, gli agenti hanno iniziato a far scattare le manette. «È un giro di vite davvero scandaloso da parte dell’università consentire alla polizia di arrestare i ragazzi nel nostro campus», ha affermato lo studente di giurisprudenza Byul Yoon, assicurando che «l’antisemitismo non è mai accettabile. Questo non è assolutamente ciò che rappresentiamo ed è per questo che ci sono così tanti compagni ebrei con noi».

I dimostranti chiedono la fine della guerra nella Striscia e l’allontanamento delle loro università da aziende legate ad Israele, ma le scuole faticano a trovare un equilibrio tra la libera espressione e il mantenere i campus sicuri e inclusivi. Anche il presidente ad interim di Harvard, Alan Garber, non ha escluso di chiamare la polizia per disperdere le dimostrazioni degli studenti pro-palestinesi sul campus. Intanto l’ateneo ha chiuso agli estranei l’Harvard Yard e sospeso il suo Comitato di Solidarietà Palestinese, ordinando al gruppo studentesco di cessare ogni attività fino alla fine del semestre, pena il rischio di espulsione permanente. La Columbia, invece, ha annunciato che le lezioni si terranno in forma ibrida o in remoto fino alla fine dell’anno accademico. «La sicurezza è la nostra maggiore priorità, alla pari con l’appoggio agli studenti e alle attività accademiche», ha detto Angela Olinto, responsabile del buon andamento delle operazioni sul campus.

Centinaia di docenti, tuttavia, hanno organizzato uno sciopero di massa per protestare contro la decisione della presidente del prestigioso ateneo newyorkese, Minouche Shafik, di far arrestare gli studenti dalla polizia. Shafik rischia pure un voto di censura da parte del senato accademico, che potrebbe arrivare già oggi. La mossa rappresenta una doppia reazione a quanto da lei detto al Congresso americano in un’audizione sull’antisemitismo nelle università e alla controversa decisione di ricorrere alle forze dell’ordine per reprimere la protesta pro-palestinese sul campus di Morningside Heights, che ha portato al fermo di oltre cento studenti. La bozza di risoluzione accusa Shafik di aver violato «i requisiti fondamentali della libertà accademica», ignorando il parere del corpo docente e mettendo in atto «un assalto senza precedenti ai diritti degli studenti». Allo stesso tempo il miliardario Robert Kraft, proprietario dei New England Patriots, ha ritirato il suo sostegno finanziario alla Columbia «avendo perso la fiducia» nelle capacità della scuola di proteggere i suoi studenti ebrei.

«Sono profondamente preoccupato per il livello di odio che continua a crescere sul campus e nel Paese», ha detto Kraft, ex studente dell’ateneo.

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