Soltanto una settimana fa le maniche corte erano realtà anche sulla Pianura Padana con valori massimi fino a 30°C ma in pochi giorni l’aria gelida artica ha provocato un crollo termico tale che le stesse aree adesso segnano 5°C e la neve è tornata a quote quasi pianeggianti. Il salto termico è impressionante sia come forza che come durata dando lo sguardo a un calendario che ci vede sempre più vicini al mese di maggio. Non sono le uniche spiegazioni ma per comprendere il ritorno dell’inverno sull’Italia e questo freddo così intenso bisogna guardare in alto e verso l’alto, ossia al vortice polare e al riscaldamento stratosferico.
Cos’è lo stratwarming
Ce ne siamo occupati alcune volte durante l’inverno: quando avviene un importante riscaldamento della stratosfera (da qui il termine inglese stratwarming) le ripercussioni verso i piani inferiori della troposfera sono inevitabili con un indebolimento del vortice polare. Le cause per la tardiva discesa d’aria artica sull’Italia e gran parte d’Europa, alcuni esperti meteo, la attribuiscono allo stratwarming del 4 marzo scorso che sarebbe stato uno dei più intensi dal 1979 secondo il parere di Amy Butler del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration): solitamente sono sempre necessarie alcune settimane affinché possano vedersi gli effetti ed è questa una delle possibili motivazioni della super ondata di freddo.
Cos’è il vortice polare
È qui che parte tutto: quando l’enorme trottola gelida che gira in senso antiorario (da ovest verso est) sul Polo Nord subisce delle variazioni dalle quali hanno origine ondate di gelo che si propagano verso sud. Per la sua enorme ampiezza, esiste un vortice polare presente in stratosfera (tra 10 e 50 km d’altezza) e uno in troposfera (tra 5 e 9 km). Anche se solitamente rimane confinato sui territori di appartenenza, quando avviene uno stratwarming può “dividersi” in due o più parti, indebolendosi e cambiando traiettoria.
Il ruolo delle ondulazioni
A questo punto che iniziano gli scambi meridiani: aria calda risale verso nord, quella gelida scende verso sud. A volte il cambaimento climatico esaspera questi aspetti con aree che si trovano a fare i conti con molto più caldo del normale e zone in cui le temperature scendono di parecchi gradi al di sotto delle medie. I meteorologi spiegano che con l’avanzata della bella stagione le frammentazioni del vortice polare sono sempre più frequenti, specialmente nel periodo tra marzo e maggio con i classici colpi di coda invernali avvenuti anche negli anni passati.
Le cause
In questa occasione, però, anche gli esperti sono rimasti colpiti dalla forte diminuzione termica. “Sono molto sorpreso dall’estrema intensità del raffreddamento, decisamente marcato e non così frequente anche nelle mezze stagioni, pur se i colpi di coda invernali sono noti”, ha spiegato al Corriere Lorenzo Tedici, meteorologo de Ilmeteo.it . Il prof. Matthew Barlow, docente di Scienze climatiche dell’Università del Massachusetts Lowell, “anche in un mondo che è in costante e continuo riscaldamento possono avvenire situazioni di estremo freddo“.
Non dimentichiamoci, infatti, che se “a casa nostra” fa così freddo, da altre parti fa molto caldo come in Turchia o sulla Russia orientale dove è in atto la risalita di aria mite direttamente dal Nord Africa o come in pieno Atlantico con l’aria calda arrivata fino alle porte dell’Islanda.