Mozione di sfiducia, Emiliano vacilla

Mozione di sfiducia, Emiliano vacilla

Conto alla rovescia. Con la sfiducia chiesta dal centrodestra è iniziato il tramonto dell’era di Michele Emiliano alla guida della Puglia: il governatore, in scadenza tra 18 mesi, tra un pugno di giorni saprà chi sosterrà la sua ultima giunta, che con difficoltà sta cercando di costruire sulle macerie giudiziarie dopo le inchieste che hanno sgretolato 20 anni di potere.

Tenere unito tutto il centrosinistra è un’alchimia impossibile per i leader nazionali, figurarsi per l’ex pm che ieri, di buon mattino, si è visto mancare la terra sotto i piedi quando ha saputo dell’addio di Titti De Simone, sua consigliera, contraria alla scelta dem di sostenere per il Comune di Bari Vito Leccese (che ha lavorato per dieci anni con l’uscente Antonio Decaro) e non l’avvocato Michele Laforgia, candidato di sinistra e M5s. Una rottura che avrà conseguenze anche sulla tenuta di Emiliano, costretto a far saltare la seduta del Consiglio regionale prevista per oggi al 7 maggio, nel palazzo costruito in vetro per richiamare la trasparenza, (ufficialmente per l’assenza annunciata di cinque consiglieri Pd) e che già deve fronteggiare l’emorragia dei voti grillini dopo l’addio dell’assessore foggiano al Welfare Rosa Barone, deciso da Giuseppe Conte. Bisognerà capire a che gioco giocherà Azione coi suoi tre consiglieri, che hanno chiesto come atto politico non poltrone (per ora) ma «la rotazione dei dirigenti dei settori strategici», prevista in chiave anticorruzione ma rimasta sulla carta. Altrimenti, meglio staccare la spina e monetizzare lo strappo alle Europee.

Anche i cinque consiglieri di Conte potrebbero votare la sfiducia, di questo sono convinti i maggiorenti di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e La Puglia in una conferenza congiunta guidata da Fabio Romito, consigliere regionale della Lega e candidato per sostituire Decaro (candidato alle Europee, senza troppi proclami). L’opposizione ha 16 seggi e sogna lo sgambetto alla Regione il prossimo anno. «Auspichiamo che anche altre forze che si dichiarano all’opposizione apporranno la propria firma», dicono ai grillini. In quel caso saremmo a 23 «no» con M5s, il renziano Massimiliano Stellato e Francesco La Notte del Misto, a 24 se anche l’ex fedelissimo di Emiliano eletto nella lista «Con» Giuseppe Tupputi dovesse scaricare il suo ex mentore. Se si aggiungessero i due ex assessori Salvatore Mazzarano e Anita Maurodinoia (indagata per voto di scambio e corruzione col marito Sandro Cataldo), l’obiettivo non irragionevole di arrivare a 26 sarebbe realtà. «Il mio non era un incantesimo, questo centrosinistra ha ancora ragione di esistere», fa sapere Emiliano, atteso con Decaro anche in commissione Antimafia. Il rimpasto va avanti a passo di lumaca, tante sono le defezioni per sostituire almeno cinque assessori, tra cui la stessa Maradinoia indagata e i due esterni Anna Grazia Maraschio e l’ex Forza Italia Rocco Palese. Nessuno vuole imbarcarsi con Emiliano – dall’ex Pg Anna Maria Tosto all’ex generale Gdf Salvatore Refolo e all’ex prefetto di Bari Antonella Bellomo – soprattutto dopo il pasticcio della chat con l’ex assessore Alfonso Pisicchio, a cui avrebbe rivelato che di lì a poco sarebbe stato arrestato per dei presunti appalti truccati. Indagini su cui stranamente non si è soffermato affatto il procuratore di Bari Roberto Rossi nella sua intervista rilasciata ieri al Fatto quotidiano, né il giornalista ha insistito a parlare di Emiliano. Ma tant’è…

Intanto l’altro Pisicchio, Enzo, indagato nella stessa inchiesta, sarebbe pronto a collaborare coi pm per rivelare la fonte «romana» che ha spifferato l’indagine a Emiliano, il quale ha fatto capire ai suoi che lasciare tracce su un telefonino che di lì a poco sarebbe finito in mano agli inquirenti non è un’ingenuità ma fa parte di una precisa strategia. Una scelta che ha stupito anche Michele Laforgia, costretto a scaricare Pisicchio per non sporcare la sua corsa coi grillini al dopo Decaro: «Venne in studio da me, restai abbastanza sorpreso, per il mezzo e per il contenuto. Io penso che le dimissioni non servano a molto. Più di questo non le posso dire».

Parole che sanno di epitaffio per Emiliano.

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