– Il ritorno dei quarti di finale di Champions League conferma quanto detto in precedenza sempre su questa nostra indegna rubrica: signori, questi giocano un altro calcio. Ormai l’Italia è la serie B del pallone.
– Ho stima per la voglia che dimostra Mario Draghi, dopo aver fatto il banchiere centrale e il premier italiano, di andarsi ad infilare nel ginepraio di Bruxelles. Non solo per una questione lavorativa, visto che potrebbe tranquillamente godersi la pensione da arzillo nonnetto di campagna. Ma perché dovrebbe traslocare per cinque anni nella capitale del Belgio, e non me ne vogliano i sudditi di Re Filippo, ma non si tratta esattamente del paradiso terrestre, soprattutto a confronto con la pacifica, verde e invidiabilissima villa di Città della Pieve dove risiede Supermario. Io, ve lo dico, fossi in lui, mi iscriverei al torneo di bocce del vicinato.
– Sulla norma torinese che vieta il fumo all’aperto a meno di 5 metri di distanza dagli altri, capisco le osservazioni di chi lo ritiene un provvedimento illiberale. “Lo Stato etico che cerca di raddrizzare il ramo storto dei vizi umani”, scrive Ginevra Leganza. Niente di più orribile. Però bisogna anche dare a Cesare quel che è di Cesare: evitare di inondare di fumo il proprio vicino al parco, alla fermata del bus, allo stadio, rientra nella pratica dell’educazione al buonsenso e spesso e volentieri i fumatori se ne infischiano. Farsi un sigaro a dieci centimetri da chi non vuol prendersi il fumo passivo non è un rivoluzionario atto di libertà, è comportarsi da s….
– Quindi alle elezioni Ue avremo la lista “Siamo europei” di Carlo Calenda e quella “Stati Uniti d’Europa” di Matteo Renzi ed Emma Bonino. Già al centro sono quattro gatti in croce, se si dividono pure…
– Che strano. Le rivelazioni di Salvini su Mario Draghi sono scottanti, almeno un paio di queste, ma i giornali si vedono bene dal dare loro visibilità nelle home page dei siti. Mi sa che la corsa all’Europa di Supermario è davvero iniziata…
– Eppure di informazioni succulente ce ne sono. Eccone una: secondo Salvini, quando venne affidato a Supermario il compito di formare l’esecutivo, i due si sentirono telefonicamente concordando di incontrarsi per scegliere i ministri in quota Lega. Poi però l’ex banchiere avrebbe fatto di testa sua: un bel giorno avrebbe telefonato al Capitano sbattendogli in faccia i tre nomi (Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani). Nulla da eccepire, erano chiaramente, personalità autorevoli, ma “il metodo” conta. E quello di Draghi non è proprio tipico di chi deve coinvolgere i leader di partito nella formazione del governo. Non c’è da stupirsi se poi Salvini non è diventato il suo migliore amico.
– Trovo sconcertante che ancora ci siano giornali e politici capaci di difendere i violenti della Sapienza. A suon di sviolinate ai centri sociali non si vendono copie e non si conquistano voti. Perché forse non lo sapete, ma sotto sotto quei ragazzi vi schifano: fate parte del sistema che odiano.
– Sia lode a quei rettori, dalla Sapienza all’Orientale di Napoli, che non si piegano alle richieste di bioicottaggi avanzate da una minoranza di studenti. Rumorosa, ma pur sempre minoranza.
– Giusto ieri vedevo la tessera del Pd con la faccia di Berlinguer e mi domandavo: ma i cattolici dem son contenti di essere rappresentati solo dal segretario del Partito Comunista, come se la Dc e la Margherita non fossero mai esistite? Risposta: sono belli infuriati.
– Riassumiamo i fatti di Bruxelles. Una associazioni di conservatori organizza una conferenza e invita, tra gli altri, Viktor Orban e Nigel Farage. Un sindaco belga fa pressioni per impedire che venga loro concessa una sala. Un altro emette un’ordinanza per vietare l’incontro, facendo leva su presunti problemi di ordine pubblico. Il giorno dopo, per fortuna, un giudice riapre tutto mostrando che la mobilitazione antifascista altro non era che censura. Ci sono tutti i presupposti per un grande dibattito sulla libertà di parola, negata con un’azione poliziesca, roba che di solito a sinistra fa venire il sangue al cetrvello. E invece i grandi giornali tacciono. Poi non dovete sorprendervi se trovate uno più antifa di voi e vi silenzia, come successo a Molinari: stanno solo applicando lo stesso metodo utilizzato coi “fasci” o presunti tali. Mai vista tanta intolleranza passare sotto silenzio.
– Matteo Renzi e Carlo Calenda spingono per Draghi presidente della Commissione o del Consiglio Ue. Fossi in lui, toccherei ferro: da oggi le sue possibilità calano clamorosamente mi sa…