Ennesima giornata di scontri nelle università italiane, con le tensioni create dai collettivi, animati da Cambiare Rotta, a La Sapienza di Roma. Al centro sempre il conflitto mediorentale e la pretesa degli studenti che le università si schierino politicamente dalla parte della Palestina, rescindendo qualunque contratto di collaborazione con gli atenei israeliani, fondamentali per lo sviluppo tecnologico, come forma di boicotaggio contro lo Stato ebraico. “Il Senato (accademico, ndr) delibera condannando il massacro e chiedendo il cessate il fuoco, ma è solo una dichiarazione per pulirsi la coscienza. Neanche una parola sugli accordi. Nessuna intenzione concreta di interrompere la complicità con il genocidio“, dichiarano dai collettivi, pretendendo che l’Ateneo obbedisca alle loro richieste.
Ma da parte de La Sapienza non c’è alcuna intenzione di cedere ai ricatti violenti di una frangia di studenti fomentati: “Dolore e orrore per l’escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina e rifiuto l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale“. Questi sono i due punti fondamentali del documento congiunto approvato dagli Organi collegiali de La Sapienza, che non ha intenzione di fare passi indietro sul bando Maeci e sulle collaborazioni con le università israeliane. Questo ha scatenato la rabbia degli studenti politicizzati, che dopo essersi incatenati al rettorato, nel pomeriggio di oggi sono partiti in corteo scandendo i soliti slogan. “Fuori la guerra dell’Università“, “Palestina libera“, hanno urlato sotto lo sguardo attento delle forze dell’ordine, che hanno presidiato il corteo, che a un certo punto ha fatto il suo ingresso nella Facoltà di Lettere, per puntare la sede di Scienze Politiche.
A un certo punto i manifestanti hanno tentato di forzare il cordone di polizia posto a tutela del rettorato. La reazione della polizia non si è fatta attendere e, per scaricare la tensione che si stava creando, ed evitare l’irruzione nel sito protetto, si sono rese necessarie cariche di alleggerimento. Durante questi servizio, alcuni poliziotti sono rimasti feriti ma gli studenti, al solito, dopo aver provocato lo scontro, piangono sui social cercando la sponda nelle solite sigle politiche che colgono ogni occasione per attaccare i governo e le forze dell’ordine. “Durante il corteo hanno fermato due compagni, vogliamo raggiungere la questura ma la polizia ci impedisce di passare e carica gli studenti“. Quindi, aggiungono: “La risposta del Senato alle nostre richieste è vergognosa. E sono vergognose le cariche della polizia.Ancora una volta la nostra università si rifiuta di ascoltare gli studenti e le istituzioni rispondo alle nostre proteste con violenza e repressione. Ma non sarà questo a fermarci“.
Dopo essere stati respinti dalla polizia i manifestanti hanno dato vita a un corteo spontaneo all’interno della città universitaria, durante il quale uno degli studenti è saltato su una volante, danneggiandola. Inevitabile a quel punto per lui il fermo e il trasfeirmento in commissariato. A quel punto i manifestanti hanno seguito il loro “compagno” assaltando i locali. Durante il tentativo di irruzione uno di loro ha aggredito il dirigente di polizia a calci e pugni, procurandogli ferite. Anche questo manifestante è stato bloccato e trattenuto dalla polizia. I manifestanti, convinti che i due fermati fossero all’interno del commissariato dell’università, hanno tentato più volte di fare irruzione. Saputo che i fermati si trovano a San Lorenzo, si sono diretti in quella direzione, dove si trovano tutt’ora. Il manifestante, una donna, che ha picchiato il dirigente è stato arrestato. In arresto anche quello che ha danneggiato la volante.
Quando gli atenei non si inchinano alle richieste dei collettivi, questi scatenano il caos. È un ricatto morale inconcepibile in una società civile, che non può essere tollerato ulteriormente. Forte la stigmatizzazione del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: “È vergognoso. La protesta legittima non può mai sfociare in violenza e prevaricazione. La decisione del Senato evidenzia che la comunità accademica non accetta imposizioni da una minoranza che vorrebbe isolare le università italiane dal contesto internazionale.
La ricerca non si boicotta“.