In Asia le tensioni si stanno accumulando ormai da mesi. Il punto di non ritorno sembra avvicinarsi a grande velocità, tra esercitazioni militari, provocazioni e minacce verbali che scuotono l’intera regione. Se gli Stati Uniti intendono rinnovare la loro presenza in questa porzione di mondo, rafforzando i rapporti diplomatici con i partner locali per creare un argine alle ambizioni della Cina, Pechino vuole invece rompere la vecchia architettura diplomatica creata dagli Usa per poter finalmente proiettare la loro potenza ben oltre la Grande Muraglia.
Ci sono vari “epicentri di tensione” sparsi nell’Indo-Pacifico e finiti sotto i riflettori a causa della loro vicinanza geografica a Pechino. Ebbene, queste aree coincidono con isole, isolette o territori che diventerebbero le prime vittime di una qualsiasi e possibile reazione del gigante asiatico nel caso in cui dovesse scoppiare un conflitto regionale. Ecco perché molti territori stanno iniziando a prepararsi al peggio.
Okinawa e Kinmen: le isole in prima linea
Impossibile non partire da Taiwan, vecchio nodo spinoso della politica estera cinese che chiama in causa anche gli Usa. A circa sei miglia dalle coste della Cina continentale specialisti dell’esercito statunitense starebbero addestrando i soldati taiwanesi nell’ambito di un’intesa stipulata tra Washington e Taipei. Gli istruttori sarebbero stati inviati alle isole Penghu (o Pescadores), ma anche nelle isole Kinmen, situate a pochi passi dalla città cinese di Xiamen.
Anche altri Paesi asiatici si stanno preparando al peggio (sperando che il peggio, ovvero una guerra per Taiwan, non arrivi mai). Il Giappone, ad esempio, prevede una guerra da parte della Repubblica popolare cinese per Taipei che potrebbe raggiungere le sue isole periferiche situate sud-ovest e causare vittime civili. Tokyo ha quindi avviato un programma per costruire rifugi antiaerei sotterranei rinforzati nella prefettura di Okinawa.
Il quotidiano giapponese Asahi Shimbun ha fatto sapere che questo segue un cambiamento nella posizione di difesa della nazione. Le forze di autodifesa giapponesi stanno infatti spostando batterie antiaeree e missilistiche verso le catene di isole Nansei (o Ryukyu), che si estendono a sud-ovest dalla principale isola meridionale di Kyushu. Isole come Yonaguni, l’ultima isola giapponese della catena a soli 110 chilometri a nord-est di Taiwan, sono adesso al centro dell’attenzione.
Cina-Filippine: il nuovo epicentro delle tensioni
Spostandosi nel sud-est asiatico, tra Cina e Filippine è in corso da mesi un braccio di ferro potenzialmente esplosivo. Itbayat, l’isola abitata più settentrionale controllata da Manila, si trova proprio accanto alla “linea dei nove tratti” che Pechino usa per giustificare le sue rivendicazioni su quasi tutto il Mar Cinese Meridionale. L’isola in questione, inoltre, come ha spiegato Al Jazeera, si trova ad affrontare una nuova minaccia in quanto finirebbe nel mirino del Dragone qualora scoppiasse una guerra tra Cina e Taiwan.
Nel frattempo l’esercito filippino sta rafforzando la difesa di Batanes, la provincia settentrionale che comprende Itbayat. Ha anche invitato gli Ivatan, la popolazione indigena dell’isola citata, ad unirsi alle forze di riserva del Paese. “Siamo pronti a combattere“, ha dichiarato Ciro Malupa, un abitante locale, al giornalista dell’emittente araba, spiegando di voler “aiutare la nostra comunità e il nostro Paese“.
Per la cronaca, lo scorso marzo 119 residenti di Batanes si sono uniti alle forze di riserva della Marina filippina, e circa due terzi provenivano proprio da Itbayat.