“Eravamo scomodi 40 anni fa, lo siamo ancora di più adesso. Se andiamo avanti insieme, non ce n’è per nessuno”: così Matteo Salvini in occasione della festa per i 40 anni della Lega a Varese. Il segretario federale del Carroccio ha acceso i riflettori sul lavoro svolto alla guida del partito, ma ha anche voluto rendere omaggio a chi quel partito lo ha fondato e a chi lo ha tenuto in piedi nel suo momento più delicato: “Ringrazio colui grazia al quale tutto è cominciato. Senza Umberto Bossi non saremmo qui, senza di lui non saremmo qui sotto questo sole e milioni di persone non parlerebbero di libertà. Ringrazio Roberto Maroni che ha guidato il partito in un momento difficile”.
Parole importanti, che arrivano a poche ore dalla stroncatura del Senatur: Bossi ha infatti bocciato la linea Salvini, invocando un nuovo leader per la Lega. Il ministro dei Trasporti ha evidenziato di guidare il partito da dieci anni dedicandoci anima, tempo e cuore e “rischiando anche nel privato”, ricordando di aver preso la tessera della Lega nel 1990 e dunque di festeggiare il trentaquattresimo anniversario personale. Poi s’è detto orgoglioso di aver fatto crescere una classe dirigente: “Sono contento di aver fatto crescere un partito che ha 500 sindaci in tutta Italia”.
Lega ma non solo. Nel suo intervento, il politico milanese s’è soffermato sulla crisi in Medio Oriente con l’attacco dell’Iran nei confronti di Israele. “Questa mattina ci siamo svegliati con un brivido sulla schiena”, ha ammesso Salvini, evidenziando che quando si parla di droni, di missili e di rischio di terza guerra mondiale nucleare, la Lega ha il dovere di lavorare per la pace: “Non si può sentir parlare dell’ipotesi di mandare i nostri figli al di fuori dei confini europei. Bisogna costruire percorsi di pace”.
Il vicepremier ha precisato che Israele ha il sacrosanto diritto di difendersi ed esistere, puntando il dito contro il pericolo rappresentato dal fanatismo islamico: “Bene ha fatto il ministro Valditara a dire che anche le scuole italiane non possono aprire al fanatismo islamico, che è il vero pericolo del 2024”.