L’imam espulso: il sindaco non chiude la moschea abusiva

L'imam espulso: il sindaco non chiude la moschea abusiva

«Vista la nuova legge del governo Salvini, farò una pausa per un po’ di tempo» ha scritto su Facebook dal suo Paese Ahmed Kabir, bengalese di 50 anni, presidente dell’associazione Culturale Shah Jalal e imam della moschea abusiva di via Zambelli a Dergano, espulso due giorni fa per «motivi di sicurezza e ordine pubblico». Lascia intendere che vorrebbe tornare ma sarà dura visto che ha accumulato condanne per stalking, violenza sessuale e resistenza a pubblico ufficiale. Ed rra il terrore dei residenti: aggressioni e minacce quasi quotidiane (da «vi taglio la gola, a «vi ammazzo»). «É indice della pericolosità dell’islam radicale che prolifera nella nostra città» ha commentato subito l’eurodeputata leghista che (come altri) chiede da tempo la chiusura delle moschee abusive. «Poteva farlo la Lega all’epoca – la replica piccata del sindaco Beppe Sala ieri -. Il punto come sempre è che si più chiudere una cosa se c’è un’alternativa, ma se il piano b è che gli islamici vanno a pregare sui marciapiedi come accadeva anni fa, facciamo la frittata». Quindi, «credo sia nell’interesse di tutti trovare una soluzione rispetto a situazioni non in regola, e su questo stiamo lavorando, a volte anche ostacolati dalla Lega che si è sempre opposta a strumenti che portavano a regolarizzare luoghi di culto, previsti dalla Costituzione». Anche se persino l’associazione islamica di via Padova che ha vinto il bando del Comune per trasformare gli ex bagni di via Esterle nella prima moschea regolare dopo due anni aspetta ancora i permessi. «Devo ancora capire i tempi ma la volontà di farla c’è» afferma Sala. Che, denuncia sempre la Lega, è lento anche nel far rispettare lo stop imposto lo scorso febbraio (caso raro) alla moschea abusiva di via Cavalcanti, dopo 10 anni di esposti e diffide da parte dei residenti doveva scattare l’esproprio. Ma «i residenti non hanno pace» affermano il consigliere Samuele Piscina e Sardone, «nonostante processi, sentenze e le promesse del Comune», ieri per festeggiare la fine del ramadan «si sono riunite centinaia di persone. Sala non ha più scuse, chiuda per il rispetto della legalità», con o senza piani b.

Ieri la fine del ramadan che ha sollevato in queste settimane un polverone di polemiche. A Turbigo, dove era stato presentato un ricorso al Tar ed è dovuto intervenire il prefetto Claudio Sgaraglia per convincere il sindaco Fabrizio Allevi ad allestire uno spazio di preghiera nel centro sportivo, alla vigilia non si era presentato nessuno. Ieri, un centinaio di fedeli con i tappetini. In apertura è stato letto un messaggio dell’arcivescovo Mario Delpini. E monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della Diocesi di Milano, ha appoggiato ieri la scelta del preside dell’istituto comprensivo «Iqbal Masih» di Pioltello di sospendere ieri le lezioni per consentire agli studenti musulmani di festeggiare il ramadan. «Ci piace il presenza del pluralismo religioso» ha detto. Per il deputato FdI Riccardo De Corato invece «seguendo questa logica, per correttezza nei confronti di tutte le altre religioni bisognerà chiudere anche in occasione dello Yom kippur, della Pasqua Ebraica e Ortodossa, dell’Induismo e del capodanno cinese.

Gli studenti non andrebbero più a scuola».

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