Par condicio, via libera all’emendamento sugli interventi istituzionali del governo

Se un ministro parla in televisione delle attività istituzionali del suo dicastero, il tempo dedicatogli non andrà misurato ai fini della par condicio e, quindi, non dovrà essere compensato da interventi di esponenti delle opposizioni. In tarda serata arriva infatti il via libera della Commissione di Vigilanza della Rai all’emendamento alla delibera dell’Agcom presentato da Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, a cui si è poi affiancata anche Forza Italia.

Il testo, così come riformulato, stabilisce infatti che nel periodo disciplinato dalla presente delibera (ovvero da adesso fino al 9 giugno) i programmi di approfondimento informativo, “qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni politiche elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia possibilità di espressione ai diversi soggetti politici” facendo in ogni caso salvo il principio e la necessità di “garantire una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative secondo le regole stabilite dalla legge n.28 del 2000 e della legge 515 del 1993“.

Le regole della par condicio

FdI, Carroccio, forzisti centristi sono riusciti a fare passare anche l’emendamento che sancisce di “fare salvo il principio della ‘notiziabilità’ giornalistica e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative“. Nessun accordo è stato trovato tra maggioranza e opposizione in Commissione su questa parte del regolamento e quindi la modifica è stata approvata con il voto favorevole del centrodestra, mentre la minoranza di centrosinistra – dopo averne chiesto il ritiro – ha votato contro. I componenti del Partito Democratico della Vigilanza Rai parlano di “grave strappo, mentre gli esponenti del Movimento 5 Stelle aggiungono: “Quando vogliono approvare qualcosa che gli interessa procedono come schiacciasassi rifiutando ogni tipo di mediazione“.

In mattinata la presidente della bicamerale, Barbara Floridia, relatrice del provvedimento, aveva proposto di mantenere la propria bozza, che riprendeva quella messa a punto da Agcom per le emittenti private, confermando le regole per i programmi d’informazione, eventualmente con qualche aggiunta. L’ipotesi in campo era quella di arrivare a una riformulazione delle proposte presentate della maggioranza, per allargare il consenso sul provvedimento. Ma così non è stato.

Gli emendamenti più discussi

Due erano stati gli emendamenti, a firma di Filini (Fdi), Bergesio (Lega) e Lupi (Noi Moderati), non sottoscritti da Fi, che hanno fatto più discutere. Il primo aveva come obiettivo quello di salvaguardare la possibilità degli esponenti del governo di non vedere conteggiati i propri interventi in par condicio, qualora intervenissero “su materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte” nei programmi di informazione. Il secondo invece riguardava le trasmissioni di approfondimento, per i quali veniva richiesta la possibilità di garantire comunque ai cittadini una puntuale informazione sulla attività del governo.

Floridia ha espresso parere favorevole su quello relativo ai programmi di informazione, che è passato con una piccola aggiunta (un riferimento normativo) anche con il voto dell’opposizione, mentre si è rimessa alla commissione sull’emendamento sui programmi di approfondimento giornalistico, che l’opposizione ha bocciato compattamente. Non è invece passata la <a href="/news/politica/folle-idea-boschi-schediamo-i-giornalisti-2304761.

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