“Questa è cancel culture”. I cinema britannici rifiutano di ospitare il festival israeliano

"Questa è cancel culture". I cinema britannici rifiutano di ospitare il festival israeliano

Il sentimento anti-Israele – spesso antisemita – è sempre più forte in Occidente. Le piazze delle principali capitali sono invase dai sostenitori di Gaza, a volte anche di Hamas, e la situazione non sembra destinata a cambiare. Il problema si pone quando viene limitata la libertà, quando viene osteggiato ciò che dovrebbe essere normale. Il caso arriva dalla Gran Bretagna, dove il Seret Film Festival dedicato al cinema israeliano non riesce a trovare location per la sua programmazione. I tradizionali partner hanno fatto un passo indietro e le difficoltà a trovare altre catene sono evidenti.

Come riportato dal Times, due cinema – Curzon e Picturehouse – hanno ritirato la disponibilità a ospitare la kermesse in relazione al conflitto in Medio Oriente. Secondo quanto affermato dagli organizzatori del Seret Film Festival, i partner si sono tirati indietro a causa delle minacce di manifestazioni e boicottaggi da parte di “entità anti-israeliane”. Cancel culture allo stato puro, è la denuncia della co-fondatrice e CEO del festival Odelia Haroush.

Il festival cinematografico, giunto alla sua tredicesima edizione, mira a mostrare la diversità della vita e della cultura israeliana attraverso film e serie tv. “Scegliamo i film in base ai loro valori artistici e non ai valori politici. Ma credo dal profondo del mio cuore nella libertà di parola”, le parole di Odelia Haroush. La co-fondatrice della kermessa ha sottolineato che i registi “non sono responsabili” di ciò che sta accadendo in Israele, rimarcando l’importanza che la cultura venga esposta nel resto del mondo.

Non si tratta purtroppo di una novità. A febbraio un cinema di Barcellona ha cancellato tutte le proiezioni del festival per le minacce ricevute dal proprietario dell’esercizio. Ad Amsterdam, invece, gli organizzatori hanno dovuto affrontare “ancor più ostacoli”, con diversi cinema che si sono rifiutati di sostenere il festival nonostante abbiano lavorato con loro sin dalla loro fondazione. Una situazione difficile: “A causa della guerra, alcuni cinema hanno deciso di non lavorare con noi e di non voler essere associati a Israele – ha aggiunto a The Jewish Cronicle – Abbiamo dovuto trovare location diverse e alcuni cinema non hanno voluto fare pubblicità o condividere la vendita dei biglietti.

Abbiamo dovuto affittare le sedi e organizzare una maggiore sicurezza”.

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