Antonio Donatelli era sindaco di Triggiano al secondo mandato, rieletto nel 2021. Sostenuto da tutte le liste civiche che in Puglia fanno capo a Michele Emiliano. E che a Triggiano hanno un deus ex machina: Sandrino Cataldo, marito dell’assessore regionale del Pd Anita Maurodinoia. Particolari del sindaco durante la sua carriera politica non sono mai emersi, se non che fosse uno stretto fiduciaro di Cataldo. E da Triggiano è partita la scalata politica di Maurodinoia, che ha preso 6mila voti al comune di Bari pur rimandendo residente in provincia.
Da ieri il comune è commissariato. Come conseguenza diretta del blitz che ha portato all’arresto del sindaco Antonio Donatelli e di Cataldo, con altri 72 indagati, con l’ipotesi che le elezioni amministrative di ottobre 2021 che hanno portato alla sua vittoria, siano state pilotate comprando i voti.
La compravendita secondo gli inquirenti non si è conclusa con la campagna elettorale, ma è proseguita nel corso del mandato. Sandro Cataldo viene riconosciuto come il vero vincitore della sfida, e infatti subito dopo le elezioni veniva raggiunto da numerose telefonate da parte di persone che chiedevano aggiornamenti sull’esito delle urne, altri che si complimentavano con lui per i risultati ottenuti, altri ancora che chiedevano lumi sugli incarichi a conferirsi.
Il Sindaco Donatelli, riporta l’ordinanza, sembra pendere dalle labbra di Cataldo, e confida solo in lui per dipanare la matassa legata alla nomina degli assessori.
Cataldo, confrontandosi con altri politici locali si autocelebrava, definendosi uno dei “capibastone della politica triggianese”. “Il potere esercitato da Cataldo all’interno degli uffici comunali – scrive il gip – risulta essere noto a molti, tant’è che piuttosto che rivolgersi agli uffici preposti per la risoluzione di qualsivoglia problematica, sono in diversi ad interpellare direttamente lui, certi di trovare un’immediata risoluzione”. Dai alcune conversazioni con il sindaco Donatelli, “emerge una volta per tutte come “Sandrino” detti l’indirizzo politico, ovvero di quanto sia effettivamente rispondente alla realtà che la rielezione del sindaco uscente sia per buona parte frutto della sua occulta campagna elettorale, per cui la distribuzione degli incarichi, attraverso i quali determinare le scelte politiche di quella amministrazione comunale per i prossimi cinque anni, deve essere cosa assai ben ponderata. Cataldo – è spiegato nell’ordinanza – fa quindi nomi, cognomi, indica strategie, da prova di come si stia in prima persona confrontando con i pretendenti”.
Un candidato, secondo per numero di voti ottenuti nella lista “Con Donatelli Sindaco” (la civica di Michele Emiliano), chiama Cataldo “comandante” per avere notizie sulle loro intenzioni. Sandro lo invita ad avere pazienza, al che il candidato risponde: “noi a disposizione Sandro! Noi siamo qui a disposizione tua, la lista e tua. tu comandi…”.
Cataldo “imponeva al sindaco rieletto la nomina ad assessore del fedele avvocato Perrelli, e questo nonostante la polizia giudiziaria avesse solo pochi giorni prima eseguito una perquisizione, con tanto di informazione di garanzia, a uno dei figli, Piergiorgio Andrea”, entrambi arrestati.