“Non siamo fessi”. Giorgetti avverte sui vincoli Ue e dice no al ruolo di commissario

"Non siamo fessi". Giorgetti avverte sui vincoli Ue e dice no al ruolo di commissario

La Commissione europea, inevitabilmente, raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti di quello dell’Italia così come per diversi altri Paesi. È la prospettiva che Giancarlo Giorgetti indica durante l’audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla riforma della governance economica Ue. Il ministro dell’Economia e delle Finanze fa notare che ciò avverrà “essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica, in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2% del Pil secondo le prime stime Istat)“.

Il riferimento dell’esponente di governo è all’appuntamento che ci sarà a giugno, subito dopo le elezioni europee, quando l’esecutivo di Bruxelles presenterà le sue raccomandazioni sullo stato di salute dei conti pubblici nazionali insieme alla lista dei Paesi il cui disavanzo pubblico ha superato il 3% del Pil e pertanto saranno oggetto di una procedura per deficit eccessivo. Un esercizio che riguarderà almeno una decina di Stati – hanno fatto sapere a Bruxelles alla fine dell’anno scorso – tra cui l’Italia e la Francia. Le nuove regole di bilancio, con approvazione definitiva da portare a casa nelle sedi europee prima dell’apertura dei seggi, dovrebbero probabilmente scattare dal prossimo anno. In maniera quasi provocatoria, Giorgetti sottolinea a tal proposito: “Non siamo così fessi da avere fatto un negoziato senza sapere quale fosse il terreno e lo scenario nel quale andavamo ad inserirci“.

Nodo Def

L’Italia va quindi verso la scrittura dell’ultimo Documento di economia e finanza che, ha assicurato Giorgetti, “a breve verrà presentato al Parlamento. In base alle istruzioni della Commissione avrà probabilmente una conformazione leggermente diversa rispetto al passato, sicuramente più leggera“. I vincoli della nuova governance europea richiedono tuttavia “un cambio di prospettiva che, dalla fase emergenziale, ci riporti progressivamente verso un percorso ordinario“. Anche in questo caso infatti, continua, “è opportuno intervenire per rafforzare ulteriormente, a livello normativo, i processi di governance e gli strumenti di monitoraggio“.

Il tutto per potere assicurare “flussi di rendicontazione periodica da parte dei gestori e, in una logica programmatoria e prospettica di medio e lungo termine, per efficientare al massimo l’utilizzo delle risorse già stanziate a copertura“. Sul tema delle garanzie pubbliche, riferisce il ministro, al 31 dicembre 2023, l’esposizione dello Stato si è attestata intorno ai 300 miliardi di euro, pari a circa il 14,4% del Pil, in calo rispetto al 15,9% del 2022 e ai picchi raggiunti durante il Covid che – ricorda – hanno toccato il 16,1% del Pil, ma ancora lontana dal 4,9% del 2019“.

Nel frattempo Giorgetti smentisce un suo imminente incarico come commissario europeo: “Cinque anni fa manifestai la mia indisponibilità a chi me lo propose, quindi non me ne frega niente. Dopodiché, i ministri ci sono, cambiano, io che ne so“. Giorgetti, pur chiosando con ironia (“Io potrei andare a sostituire Allegri, se lo cambiano“), alla domanda se rispetto al 2019 abbia cambiato idea, la sua risposta è chiara e secca: “No”.

Debito e Superbonus, i conti tornano a respirare

Alle porte c’è la necessità di rivedere anche le procedure nazionali di definizione del bilancio, alla luce del nuovo Patto. Giorgetti crede che “l’indagine conoscitiva possa anche essere l’occasione per valutare, come d’altronde suggerito anche dal Parlamento, la necessità di eventuali e ulteriori aggiustamenti utili a superare le criticità dell’assetto contabile interno, non direttamente connesse al processo di riforma delle regole europee, che l’esperienza degli ultimi anni ha fatto emergere“, ha rimarcato il titolare del Mef, il quale si auspica che in questa sede “si possa instaurare un dialogo proficuo finalizzato ad aggiornare l’assetto normativo, tenendo conto delle riflessioni delle diverse istituzioni e dei dati dalle prassi degli ultimi anni“.

Rimane sempre attuale, sullo sfondo, il richiamo sull’elevato livello del debito pubblico italiano che “per evidenti ragioni di sostenibilità, richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche e, oramai, l’innegabile necessità di misurare e monitorare gli effettivi benefici di ogni singola spesa“.

E proprio su questo aspetto sembra innestarsi l’ennesimo richiamo sul fronte del Superbonus, l’incentivo agli interventi edilizi che ha causato diversi problemi di gestione al Mef, nonché conti fuori controllo. Per Giorgetti, “appare oramai necessario sostituire alcuni istituti ampiamente utilizzati, quali i crediti di imposta, con tipologie di intervento effettivamente controllabili, come ad esempio contributi“. E poi ancora: le amministrazioni dovranno strutturare “sistemi capaci di fornire tempestivi monitoraggi della spesa e strumenti di verifica dell’efficacia delle politiche pubbliche finanziate.

Solo in tal modo si potrà garantire il pieno rispetto del percorso di spesa netta previsto dal Piano fiscale-strutturale ed evitare interventi di correzione ex post“, conclude.

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