Oggi D’Annunzio e Trebbiano d’Abruzzo. Perché saturata la Puglia e molte altre zone ormai inflazionate, la rotta tra Milano e l’Abruzzo (o magari le Marche) sembrano essere quelle più appetibili. E allora meglio familiarizzare con cibi e vini, in attesa di frequentarne mari e monti. Qui in città è noto che sulle tavole arriva il pesce più fresco d’Italia e tra i ristoranti emergenti, quasi nascosto dalle impalcature del palazzo di via Pietro Custodi in zona Navigli, è spuntato «Levino», cucina abruzzese figlia della tradizione e dei trabocchi. Ed è qui che in una pregevole carta dei vini, si punta il dito su una nuova promessa dell’enologia che trae origini dalla terra del Divino Ariele, anche se più precisamente in uno spicchio che ai vertici ha la Maiella, il Gran Sasso e il mare di Chieti.
L’emergente vigneron è Federico De Cerchio (nella foto), 36enne di Villamagna che dopo un breve, ma intenso peregrinare in Europa per studi e new business, ha deciso di tornare alle origini, rilanciando l’azienda familiare che produceva bottiglie dal 1961. Di qui la decisione di puntare su «vini nuovi che devono sorprendere perché più freschi, con una beva più facile, preferendo l’eleganza alla struttura eccessiva tipica della mia terra. E poi aggiunge – bisogna fare meno uva in vigna per qualificarla maggiormente, solo così l’Abruzzo può diventare il nuovo vigneto simbolo d’Italia per la qualità». Idee forti e, si spera, visione a lungo raggio per De Cerchio che oggi esporta la maggior parte della produzione.
«I nostri vini, per rispetto dei consumatori, sono biologici, vegan, sostenibili: non a parole, ma certificati da enti terzi». Ed è così che nasce Piana Marina (2022), un Trebbiano che sa di mare, concentrato di mineralità proveniente da una vigna di oltre trent’anni. Il suo giallo paglierino scarico tenderà negli anni all’oro, mentre al naso il bouquet di profumi intensi ricorda fiori bianchi, agrumi, frutta gialla fresca e acqua marina. Al palato mineralità e freschezza per un vino pronto da bere, ma che può anche migliorarsi nel tempo. Da sposare con i «Trinciatelli alla Levino», pasta fresca, pescato del giorno, pomodorini, olive nere e un pizzico di peperoncino.
Nel piatto e nel calice sapori di mare. E magari sul tavolo una pagina dell’Alcyone, il terzo di sette libri delle Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi