“Caro Antonio, sarò franco nel dirti che il chiasso mediatico che tu e la tua parte politica siete riusciti a sollevare, sulla vicenda che riguarda la città di Bari, è un’offesa a tante altre città del sud che hanno patito il medesimo destino“. Una lettera aperta dai toni schietti e senza ipocrisie. Uno sfogo per rinfacciare alla sinistra quella che – senza giri di parole – viene definita una “doppia morale“. Così l’ex sindaco di Foggia in quota Lega, Franco Landella, si è rivolto ad Antonio Decaro in riferimento alle recenti reazioni sulle procedure avviate dal Viminale per lo scioglimento del Comune di Bari. Travolto lui stesso dallo scioglimento del proprio Comune per infiltrazioni mafiose, l’ex primo cittadino foggiano ha rimproverato a Decaro e alla sinistra di non aver alzato la voce in eguale maniera quando tale sorte toccò a un’amministrazione pugliese di centrodestra come la sua.
“Caro Antonio se la tua crociata barese contro le istituzioni della Repubblica italiana è la risposta alla guerra che il governo di centrodestra avrebbe minacciato contro di te e la tua città, allora posso dichiarare senza timore di smentita che sia io che la mia Foggia siamo stati sconfitti (per il momento) da un governo targato Pd – Cinque Stelle“, ha bacchettato Landella in uno dei passaggi più accesi della lettera rivolta al sindaco di area dem, accusandolo di non essersi speso con la medesima enfasi in altre circostanze. Al riguardo, nella missiva si legge: “Giù le mani da Bari, ripeti come un mantra in questi giorni, perché sarebbe una follia sciogliere il comune di Bari. Allora ti domando: non è stata una follia sciogliere il Comune di Foggia o di Trinitapoli o di Otranto, per molto meno? E ancora: se realmente credi che la minaccia di un commissariamento è un ricatto politico contro un’amministrazione e contro una città, perché nella campagna elettorale per le amministrative di Foggia, sei salito sul palco e ti sei schierato con chi ha politicamente spinto e speculato sull’immeritato commissariamento della mia città?“.
Domande incalzanti, che l’ex primo cittadino di Foggia ha rivolto idealmente a Decaro, lamentando di aver attraversato vicissitudini ben più movimentate rispetto a quelle di quest’ultimo. “Io, come tanti altri sindaci, non sono stato preventivamente informato dell’arrivo della commissione e tantomeno ascoltato da quest’ultima, nonostante la mia richiesta d’audizione finalizzata a porre all’attenzione dei commissari i numerosi faldoni contenenti tutta la documentazione a tutela della mia azione amministrativa“, ha spiegato al riguardo Landella, il cui Comune fu sciolto quando al Viminale c’era Luciana Lamorgese, ministro – ha commentato l’ex sindaco salviniano – “di cui è palesemente riconosciuta l’assoluta lontananza dalla mia parte politica“.
La questione, ha proseguito l’esponente leghista, sempre rivolgendosi a Decaro, “non riguarda quello che stai vivendo oggi ma il tuo comportamento ieri, ossia quando assieme ad altri ex sindaci sciolti per mafia ci siamo rivolti a te in qualità di presidente dell’Anci e avevamo sperato che nella veste di presidente del sindacato degli amministratori degli enti locali avresti avuto una presa di posizione netta a salvaguardia dei sindaci e delle comunità da essi rappresentate e un maggiore coraggio nel porre a livello nazionale una tematica così forte sebbene antipopolare a tutela di coloro i quali con te e come te hanno sempre combattuto nella trincea degli enti locali“. In quel caso, invece, Landella lamenta di aver assistito a un disinteresse da parte della sinistra oggi scesa in piazza.
“Di fronte al nostro grido di dolore e richiesta di aiuto tu, ahimè, hai girato la testa dall’altra parte e ci hai lasciati soli con la ‘nostra battaglia’, che in quel momento non era la tua. Oggi è toccato a te, ed è tutta un’altra storia“, ha scritto Landella a Decaro, spiegando di aver depositato a sua volta “pagine e pagine di documentazione comprovante la costante attenzione dell’amministrazione” da lui guidata “contro l’azione pericolosa e subdola della criminalità mafiosa in terra di Foggia“. Infine il pungolo di natura più strettamente politica: “La classe politica barese non rappresenta l’ombelico del mondo della politica nel mezzogiorno d’Italia.
Il popolo del Pd, dei cinque stelle, e dei sindacati che oggi sono scesi in piazza con te, non sono moralmente superiori rispetto al popolo del centro destra“.