Com’è regale il dolore di Kate, Schlein sotto assedio e Mosca: quindi, oggi…

Come è regale il dolore di Kate, Schlein sotto assedio e Mosca: quindi, oggi…

– Molti di quelli che alimentavano strambe teorie sulla salute di Kate Middleton ora si stanno ricredendo o le chiedono scusa. Questo ci insegna che forse, prima di avanzare ipotesi, sarebbe sempre bene fondarle su dati più o meno certi. O almeno plausibili.

– Il video di Kate Middleton è stato semplicemente perfetto nella sua drammaticità. Lei in versione meno principesca del solito, segnata dalla fatica, appare più regale di altre gioiose apparizioni. Una regalità dolorosa. Se nei giorni scorsi i giornali italiani e internazionali discutevano di come lo “scandalo” della foto ritoccata stesse trascinando la Casa Reale nel fango, il cancro e la forza d’animo di Kate rimettono tutto a posto. Nessuno, dicasi nessuno, può avanzare una sola critica a chi combatte un male così oscuro eppure così “democratico” (passatemi il termine): non c’è Buckingham Palace o vita principesca che possa tenerti al riparo da un tumore.

– Pensate a William: la madre è morta in un tragico incidente, il padre è malato di cancro, la moglie anche, col fratello praticamente non si parla. Se essere eredi al trono porta così tante disgrazie, difficile dire se convenga davvero.

– Sappiate che uno sciroccato anarchico aveva comprato online tutto l’occorrente per fabbricare una pistola stampata in 3D e voleva rivendere l’arma ai gruppi anarchici italiani. Pizzicato e arrestato. Ma non veniteci a dire che la galassia anarcoide e antagonista non sia, e non possa diventare, un problema molto grosso.

– Il calcio può sposare la causa Lgbt quanto desidera. E gli inglesi possono inginocchiarsi in campo per Black Lives Matter quanto vogliono. Però trasformare la croce di San Giorgio in una mezza bandiera arcobaleno è decisamente troppo. Il simbolo della squadra inglese non è solo una icona grafica: è una croce cristiana che, piaccia o meno, andrebbe almeno rispettata. Fa sorridere questo paradosso per cui includiamo tutto e tutti, compreso il ramadan, ma poi deturpiamo a piacimento un segno cristiano. Cosa avrebbero detto dalle parti di Pioltello se la nazionale italiana avesse colorato con un gaio arcobaleno il libro sacro del Corano?

– Il discorso è semplice: se vuoi usare la croce di San Giorgio, utilizzi i colori tradizionali. Non fai dei pastrocchi. È vero: la Nike s’è difesa sostenendo che si tratterebbe di un omaggio alla felpa di allenamento della nazionale del 1966, l’unica che ha vinto i mondiali, ma alla storiella non ci credono manco i bambini. Ho un’idea per l’azienda: perché allora non sostituire anche i tre leoni con tre gattini coccolosi?

– Sia lode, per una volta al leader laburista Starmer secondo cui “quella bandiera è usata da tutti, è qualcosa di unificante, non ha bisogno di essere cambiata. Dobbiamo esserne orgogliosi”. Non c’è bisogno di colorarla con le tinte fosche del woke.

– Secondo Repubblica, Elly Schlein avrebbe deciso: si candida alle Europee, ma non come prima della lista per evitare di “rubare” il posto alle donne in barba alle quote rosa. Epperò pare che nel Pd non l’abbiano presa bene, nemmeno stavolta. “È un femminicidio politico delle uscenti, ma più in generale delle candidate donne del Pd”, sussurrano (anzi gridano) nelle chat le donne dem, che rischiano di essere penalizzate nelle preferenze. Come la fa, povera Elly, la sbaglia.

– Il caso dei calciatori musulmani in Francia solleva un problema etico e religioso, e nella querelle nessuna delle parti ha torto e nessuna ha ragione. Diawara ha tutto il diritto di rispettare le pratiche religiose. Ma il digiuno rende difficile lavorare ai calciatori, il che per le aziende che ne pagano (a peso d’oro) le prestazioni può diventare un problema mica da niente. Soprattutto se il Ramadan cade nella fase calda della stagione. Che fare, dunque? Basterebbe un minimo di buon senso. Se invece trovare un compromesso è impossibile, è giusto che il calciatore rinunci a giocare. Ma forse bisognerebbe tagliargli pure lo stipendio…

– Il massacro di Mosca è orribile, clamoroso, tradico. Centinaia di morti ammazzati a bruciapelo con talmente tanta freddezza che si fa fatica a solidarizzare col presunto terrorista cui hanno tagliato un orecchio, benché la cultura giuridica occidentale ci imponga di trattare coi guanti bianchi anche il peggiore degli assassini fino a condanna definitiva. Noto però che, avendo coinvolto Mosca, la strage non sta indignando quanto mi sarei aspettato, forse perché ormai tutto ciò che è russo lo consideriamo il male assoluto. Però vi ricordo che un civile è un civile ovunque, quale che sia la sua bandiera. E non è normale morire mentre si va ad un concerto solo perché quattro pazzoidi credono così di combattere la loro guerra per Allah.

– In questi casi, credere ad una delle tante varie versioni risulta davvero difficile. Gli Usa sostengono che la rivendicazione dell’Isis sia credibile, anche se la storia è piena di attribuzioni fake che lo Stato Islamico ha fatto tanto per far parlare di sé. Il Cremlino invece punta sul coinvolgimento degli uomini di Zelensky, anche se l’idea che i terroristi stessero fuggendo verso l’Ucraina puzza un po’ di propaganda. Di certo c’è che nel suo filmato Putin ha citato solo Kiev e non lo Stato islamico. E questo vuol dire solo una cosa: se possibile, lo Zar utilizzerà l’assalto per legittimare ancor di più la guerra in Ucraina.

E per il mondo non è una buona notizia.

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