L’appuntamento con il primo ministro Benjamin Netanyahu e con il Gabinetto di guerra è per oggi. Antony Blinken fa tappa in Israele dopo l’incontro al Cairo con il presidente Al Sisi ieri e quello, il giorno prima, con il primo ministro dell’Arabia Saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman Al Saud. Con il sesto viaggio in Medioriente dall’inizio del conflitto, gli Stati Uniti sostengono «ogni sforzo per un cessate il fuoco» di almeno sei settimane nella Striscia di Gaza, che porti al rilascio degli ostaggi israeliani, e per potenziare gli aiuti ai civili palestinesi dopo 168 giorni di guerra. Per raggiungere l’obiettivo, i capi del Mossad e della Cia oggi torneranno in Qatar per trattare, mentre Washington spera che al Consiglio di Sicurezza dell’Onu passi la risoluzione, presentata dagli Usa, che chiede «un cessate il fuoco immediato legato al rilascio degli ostaggi», in modo da «lanciare un messaggio forte». Altrettanto forti sono le pressioni interne, sull’amministrazione Biden, per porre fine all’invio di armi a Israele, ultima una lettera di 67 ex funzionari della sicurezza nazionale ed ex diplomatici che, pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi, contestano le modalità «indiscriminate con cui ha risposto a Gaza».
«Le differenze si stanno riducendo», dice fiducioso Blinken a proposito dei negoziati indiretti fra Hamas e Israele, anche se la strada per una tregua è ancora in salita, nonostante la partenza, a giorni, della delegazione israeliana di alto livello per colloqui a Washington. Netanyahu ha spiegato che «ci vorrà del tempo» per preparare l’offensiva di terra a Rafah, nel sud della Striscia al confine con l’Egitto, ma fonti interne hanno confermato che «Israele prenderà il controllo della città, anche se questo causerà una spaccatura con gli Usa».
Contro l’attacco a Rafah e per una pausa umanitaria immediata si è espressa ieri anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Consiglio europeo di Bruxelles con il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres. La premier ha anche sottolineato come la Ue possa e debba giocare un ruolo di primo piano nella soluzione della crisi. L’alto rappresentante per la Politica estera europea Josep Borrell ha spiegato: «Israele ha diritto di difendersi, non di vendicarsi».
A Gaza, intanto, la guerra prosegue incessante, in ogni angolo della Striscia. L’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso a Rafah tre importanti operativi di Hamas, a capo dell’ufficio emergenza del gruppo, decine di terroristi a Khan Yunis e 140 miliziani di Hamas dall’inizio dell’operazione nell’ospedale Al Shifa di Gaza City, dove ha sequestrato contanti per un valore di 3 milioni di dollari, in valuta Usa e dinari giordani, che ritiene fossero destinati a Hamas e ai gruppi affiliati.