La sorella di Giulia Tramontano: “Diceva che il cibo aveva un sapore strano”

Giulia Tramontano

“I miei genitori vivono la tragedia di avere perso un figlio, e hanno bisogno che noi figli diventiamo il loro bastone, che diamo loro la forza. Io e mio fratello vorremmo solo piangere e arrenderci, ma se lo facciamo che ne sarà dei nostri genitori? E allora ci facciamo forza, e andiamo avanti sapendo che noi figli abbiamo un ruolo, e che dovremo portare sulle nostre spalle questo fardello più anni. Sappiamo che ci saranno d’ora in poi solo lavoro e il cimitero”. Sono le parole in aula, di Chiara Tramontano, sorella della 29enne Giulia Tramontano, uccisa lo scorso maggio incinta al settimo mese di gravidanza, a Senago, nel milanese. La giovane che ha pianto in aula sul finire della testimonianza, ha ripercorso tutti i momenti della gravidanza della sorella, per ricostruire – con le domande delle pm e della difesa – la dinamica che ha portato all’omicidio della ragazza, per il quale si trova in carcere, reo confesso, il compagno Alessandro Impagnatiello. Quest’ultimo, come le altre volte, ha sempre tenuto la testa bassa.

Ha anche spiegato che la donna si era accorta già nei primi mesi di gravidanza dei tradimenti del barista, perché riusciva – tramite Ipad – a localizzare le cuffie del compagno. “Mi disse che aveva notato che c’era una tappa strana ogni volta che faceva la pausa pranzo. Ma alle sue domande, Impagnatiello aveva risposto che era andato in quel luogo per comprarle un gioiello e lei per qualche tempo gli aveva creduto”.

Chiara Tramontano ha ricostruito che i primi mesi di gravidanza “Giulia soffriva di mal di stomaco e nausee. Aveva anche iniziato a soffrire di cistite, era costantemente in terapia e quando siamo andati in Trentino, nei giorni di Natale, lei stava malissimo. Eravamo molto preoccupati, era tale il dolore che le provocava lo stomaco che la notte rimaneva sveglia a riscaldare la vista dell’acqua calda”. E proprio in quei mesi aveva iniziato a dire che l’acqua delle bottiglie “aveva un sapore strano. Noi infatti – memori di quegli episodi della candeggina nelle bottiglie d’acqua che erano stati raccontati negli anni 90 – pensavamo che fosse uno scherzo di cattivo gusto, e le avevamo consigliato di buttare tutto”.

La donna ha raccontato che Giulia si era rivolta a un consultorio per abortire, visto che il compagno non era contento della gravidanza. “Ma lui all’ultimo ci aveva ripensato e così anche lei”. E però, secondo Chiara, “Giulia avrebbe potuto portare avanti la gravidanza anche da sola, c’era la volontà di avere un figlio anche da sola, aveva preso in considerazione la cosa visti i tradimenti di lui”. E ancora: “Mia sorella era bella e giovane, lavorava, poteva rifarsi una vita pur tenendo il bambino” anche perché “noi famiglia la avremmo aiutata”.

Al termine della deposizione, Chiara ha continuato a parlale del suo ruolo di figlia di genitori che hanno perso Giulia e il loro nipote. “Quando mia sorella è stata uccisa mi avevano proposto di andare per lavoro in Israele, ma non mi sembrava il caso. Per cui ho deciso di andare in Olanda, per stare più vicina alla mia famiglia. In questo momento dobbiamo affrontare il dolore e la perdita”. E ancora: “Il destino della nostra vita, mia e di mio fratello che si è arruolato nell’esercito, sarà correre più forte, lavorare di più, fare il doppio dello sforzo, anche per non pensare”.

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