Il segretario di Stato americano Antony Blinken torna in Israele nell’ambito della sua sesta missione in Medio Oriente dall’inizio della guerra tra lo Stato ebraico e Hamas, mentre le relazioni tra i due alleati sono sempre più tese. Dopo le tappe con i leader sauditi a Gedda e quelli egiziani al Cairo per discutere i colloqui mediati da Egitto e Qatar, il capo della diplomazia Usa sarà a Tel Aviv domani (visita non inclusa inizialmente nel programma ufficiale). Al centro dei colloqui «con la leadership israeliana ci sono i negoziati in corso per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller. Ma si parlerà pure «della necessità di garantire la sconfitta di Hamas, anche a Rafah, in un modo che protegga la popolazione civile, non ostacoli la fornitura di assistenza umanitaria e promuova la sicurezza generale di Israele». Blinken inoltre «discuterà degli sforzi statunitensi e internazionali per aumentare e sostenere in modo significativo l’assistenza umanitaria ai civili che soffrono per la mancanza di adeguate forniture alimentari». «Continuiamo ad avere di fronte un’orribile situazione umanitaria per bambini, donne e uomini a Gaza», ha detto il titolare di Foggy Bottom.
I rapporti tra Stati Uniti e Israele sulla guerra a Gaza si sono inaspriti da mesi a causa dell’aumento delle vittime civili. E ancor di più dopo che il premier Benjamin Netanyahu ha ripetutamente affermato che ignorerà gli avvertimenti del presidente Joe Biden di non avviare un’operazione di terra su larga scala a Rafah senza piani credibili per proteggere i palestinesi innocenti che hanno cercato rifugio lì. Lunedì, tuttavia, nella prima telefonata con Biden in oltre un mese, Netanyahu ha accettato di inviare una delegazione di alto livello a Washington per discutere i piani su Rafah. Il Pentagono ha fatto sapere che il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant sarà nella capitale Usa la prossima settimana, dove incontrerà il segretario alla Difesa Lloyd Austin. Netanyahu, intanto, parlerà in collegamento in queste ore con i repubblicani del Senato americano dopo che il leader dem Chuck Schumer ha definito il premier un «ostacolo alla pace» nella Striscia di Gaza e ha chiesto nuove elezioni per lo Stato ebraico. Sul fronte dei negoziati per il cessate il fuoco, che hanno assunto una nuova urgenza con la situazione umanitaria a Gaza sempre più disastrosa, funzionari del Qatar (principale interlocutore di Hamas) hanno dichiarato questa settimana di essere «cautamente ottimisti» in seguito ai colloqui con il capo dell’intelligence israeliana a Doha. Anche se il portavoce del ministero degli Esteri Majed al-Ansari ha avvertito che un’operazione di terra israeliana a Rafah ostacolerebbe qualsiasi dialogo. «Mentre noi ci apprestiamo ad entrare a Rafah, e la cosa richiederà un po’ di tempo, continuiamo ad operare con forza nel centro e nel sud della Striscia – ha detto da parte sua Netanyahu in un messaggio ai cittadini – Voglio che sappiate che ho già approvato i piani operativi dell’esercito su Rafah e presto approveremo i piani di sgombero della popolazione civile dalla zona dei combattimenti».