Parte il “Putin V” e saltano le prime teste: via il capo della Marina e rimpasto in vista

Parte il "Putin V" e saltano le prime teste: via il capo della Marina e rimpasto in vista

Dal quartier generale della campagna elettorale alla Piazza Rossa di Mosca, Putin replica e non sposta di una virgola un discorso preparato da giorni, e che per certi versi somiglia a quello pronunciato nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022, quando iniziò l’Operazione Speciale. La Russia è grande e unita, non rinuncerà alla Crimea e alle altre regioni annesse in Ucraina, e se è il caso porterà avanti il conflitto all’infinito. Glielo chiedono gli oltre 76 milioni elettori che hanno posto il suo nome sulla scheda, seppur tra brogli e intimidazioni.

Davanti a decine di migliaia di persone accorse per assistere a un concerto nel decimo anniversario dell’annessione della Crimea, Putin ha affermato che la Russia andrà avanti «con le nuove regioni, mano nella mano. È vero che il viaggio delle genti del Donbass verso la loro terra natale, cioè la Russia, si è rivelato più difficile e tragico, ma ce l’abbiamo fatta», ha sottolineato, prima di intonare con tutta la piazza l’inno nazionale, in un tripudio di bandiere russe. Lo zar di Mosca non si aspettava risultati elettorali così elevati nell’Ucraina occupata, e a suo modo di vedere l’esito del voto dimostra «la gratitudine della popolazione dei territori per la protezione russa». Il suo quinto mandato è iniziato in maniera aggressiva, con il siluramento del comandante della marina Nikolai Yevmenov, sostituito per ora dall’ammiraglio Alexander Moiseev. Yevmenov paga la fallimentare guerra nel Mar Nero, dove l’Ucraina ha affondato 22 imbarcazioni tra navi, mezzi da sbarco e un sottomarino. Secondo i media di opposizione, Putin starebbe per annunciare anche una nuova mobilitazione, per spedire altri 280mila uomini sul territorio ucraino. Molti saranno anche i cambi all’interno dell’esecutivo: al momento sono stati riconfermati soltanto il premier fantoccio Mishustin e i ministri di Esteri e difesa Lavrov e Shoigu. Ed è proprio il capo della diplomazia a non escludere una soluzione negoziata della guerra, «ma è inaccettabile la formula Zelensky – ribadisce Lavrov -. Siamo pronti a rivedere questioni come il disarmo nucleare e la non proliferazione, ma Donbass e Crimea appartengono alla Russia». Domenica sera Putin aveva indicato la Francia come il Paese che «può ancora svolgere un ruolo nella ricerca di allestire un tavolo di trattative», spiazzando Macron che aveva invece ventilato possibili operazioni sul terreno della Nato pro-Ucraina e l’invio di 2mila soldati. Putin tuttavia si deve consultare con Xi Jinping, alleato, ma soprattutto sponsor economico di Mosca. Per queste ragioni a maggio si recherà a Pechino, anticipando così il viaggio di Xi programmato in Europa.

Sul campo di battaglia, nel 755° giorno di combattimenti, le forze russe hanno conquistato Orlivka, nel Donetsk, spingendosi quindi oltre Avdiivka e avanzando nel Donbass. Violenti scontri sono in corso sul territorio ucraino vicino ai confini delle regioni russe di Belgorod e Kursk. Le perdite ucraine giornaliere, su tutte le direzioni, superano i 500 combattenti. Le regioni di Sumy, Poltava, Cherkasy e Kharkiv vengono tenute in scacco dai Mig 31-K di Mosca.

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