Farsa sinistra in Basilicata. “Noi come ebrei da uccidere”

Farsa sinistra in Basilicata. "Noi come ebrei da uccidere"

Qui non è Hollywood. La saga del campo largo in Basilicata non è nemmeno Netflix. Siamo lontani da House of Cards e Game of Thrones. Gli osservatori politici, invece, sono stati catapultati in un B-movie di quarta categoria. Basta guardare le ultime scene della telenovela. È domenica sera inoltrata e il quadro delle candidature a sinistra ancora non è delineato.

C’è Piero Marrese, presidente della provincia di Matera, promosso controvoglia da Pd e M5s per chiudere un accordo tra Elly Schlein e Giuseppe Conte. E c’è Azione. Il partito di Carlo Calenda e Marcello Pittella è un rebus. Calenda spara botti a destra e a manca. Pittella, nel frattempo, tratta con il civico Angelo Chiorazzo, uomo di Roberto Speranza. Vuole essere il candidato presidente, con Chiorazzo a supporto. Il re delle coop bianche non ci sta. Ma soprattutto Pittella dialoga con il centrodestra di Vito Bardi. Alla fine l’ex governatore vira su Bardi. Poi sfoga la sua rabbia contro Pd e M5s in un audio inviato in una chat di suoi sostenitori. «Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? Ecco, io sono un ebreo per loro che deve morire», dice Pittella. La registrazione diventa pubblica. In mattinata, mentre Azione ufficializza il suo sostegno a Bardi, infuria la polemica. L’ex governatore si difende parlando di «una ingiustificata e totalmente non voluta iperbole in un audio privato». Quindi le scuse: «Sono profondamente dispiaciuto per l’accaduto e mi scuso con chi può essersi sentito offeso». Conte va all’attacco: «Vergognoso il riferimento di Pittella agli ebrei, lui e Calenda trattano gli elettori come merce». L’ex premier punta ancora il leader di Azione: «Come si fa a pensare di entrare in coalizione con forze progressiste quando dichiari che vuoi distruggere il M5s». Calenda torna su Pittella e cerca di giustificarlo: «Parole fuori luogo, l’ha detto lui stesso. Dovete pensare all’emozione di una vita spesa nel centrosinistra e vedersi escluso». Intanto scoppia uno scontro familiare. Gianni, fratello maggiore di Marcello, ex capogruppo del Pse al Parlamento europeo, si dissocia. «Non mi riconosco nella scelta di Azione in Basilicata!», scrive sui social. E nel Pd è partito lo psicodramma-Chiorazzo. Dal Nazareno è forte il pressing per far ritirare il civico vicino a Speranza. La paura è quella di un esodo di voti dai dem verso l’imprenditore. Alla luce di questo timore va letta l’ipotesi che, nelle ultime ore, sta affollando i pensieri di Schlein: in Basilicata il Pd potrebbe nascondere il proprio simbolo, in piccolo, all’interno di una lista che potrebbe chiamarsi «Comunità Democratiche». Proprio come quella presentata dai dem alle regionali lucane del 2019.

Il tutto mentre l’ex ministro della Salute rassicura il Pd: «Darò una mano, come è giusto». «In Basilicata abbiamo offerto uno spettacolo poco edificante», dice il deputato del Pd Gianni Cuperlo a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1. Nella stessa trasmissione Marrese predica entusiasmo in un deserto di macerie: «Ho parlato con Schlein e Conte anche ieri sera, c’è fiducia in quello che c’è da fare, non sono l’ultima scelta del centrosinistra». Il campo largo? «Il mio è il campo vincente, sono sicuro di battere Bardi», risponde il candidato giallorosso. Ma sembra un marziano a Potenza.

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