Europee, Meloni fissa l’obiettivo 26%. “Rinuncerei alla politica solo per mia figlia”

Europee, Meloni fissa l'obiettivo 26%. "Rinuncerei alla politica solo per mia figlia"

La ragione di Stato, sì. Ma prima ancora le ragioni del cuore. Entrambe importanti per guidare una nazione con equilibrio, senza farsi sopraffare dalle dinamiche di palazzo o dall’ancora più deleteria smania di potere. Per Giorgia Meloni, l’istituzionale senso del servizio e gli affetti privati continuano a essere la bussola che orienta l’agire quotidiano. Così, in un’intervista rilasciata da Agorà, la leader di Fratelli d’Italia ha parlato di politica in senso stretto e poi si è lasciata andare a una confidenza. Alle prossime europee – ha spiegato – “Una vittoria sarebbe confermare i voti che mi hanno portato a Palazzo Chigi un anno e mezzo fa, una cosa non facile, non accade spesso che dopo un anno e mezzo si possa confermare quel consenso, ma è un obiettivo al quale punto“. Quindi, asticella al 26 per cento.

Poi la confidenza. “Rinuncerò alla guida della Nazione quando dovessi rendermi conto che non ho più il consenso degli italiani“, ha spiegato il premier stamani ad Agorà, su Rai3. Quindi, l’ulteriore e forse ancor più incisiva considerazione: “C’è solo una persona al mondo che potrebbe convincermi a fare una scelta del genere ed è mia figlia Ginevra. Se dovessi rendermi conto che sta pagando un prezzo troppo alto“. Parole sincere da non scambiare per un banale sentimentalismo a uso e consumo di qualche rivista patinata. Tutt’altro.

Quella di Giorgia Meloni è sembrata piuttosto una considerazione più profonda, riferita a quel legame indissolubile che per ogni madre – sempre e comunque – viene prima di tutto. Anche prima di un impegno prestigioso e totalizzante come quello a cui la leader di Fratelli d’Italia sta dedicando se stessa da ormai un anno e mezzo. Quanto al “prezzo” da pagare, il premier ha confermato di avere coerenza e lucidità di pensiero. “È una domanda che a volte mi faccio, ma Ginevra è una bambina forte, intelligente e comprensiva. Stiamo facendo del nostro meglio per non perderci in questa tempesta“, ha osservato.

E forse non è un caso che queste considerazioni siano state trasmesse in tv all’indomani dell’ennesimo risultato portato a casa da Meloni, protagonista di primo piano del parternariato tra Ue ed Egitto siglato nelle scorse ore al Cairo. Per la leader di Fratelli d’Italia, infatti, l’azione istituzionale ha un valore primario ma è comprensibile che la stessa importanza l’abbia quel ruolo di madre sempre rivendicato a gran voce. Mai vissuto come una diminutio; anzi, l’esatto contrario. “La maternità ti regala qualcosa che nessun’altra cosa ti può dare, ma non condivido che un traguardo possa togliertene un altro“, aveva spiegato al riguardo Meloni nella conferenza stampa di inizio anno.

E, ancora più esplicitamente, aveva aggiunto: “Io sono premier, considerata tra le donne più affermate in Italia, ma se mi chiedessero cosa scegliere tra mia figlia Ginevra e la presidenza non avrei dubbi, come madre non ho dubbi“. Le ragioni del cuore, appunto. Ma anche una lezione a quanti – ovviamente da sinistra – continuano a sostenere che Meloni sia donna ma non femminista. Quasi a voler sminuire certi suoi traguardi raggiunti metro dopo metro, per autodeterminazione.

Sempre riservatissima per quel che riguarda la sua vita privata, due anni fa la leader di Fratelli d’Italia aveva rivolto il seguente messaggio affettuoso alla propria figlia: “Solo l’amore può darti l’energia che serve a non abbassare mai la testa, a non smarrirti, a non preferire le scorciatoie“. Nel primo giorno di scuola della bambina, aveva quindi aggiunto: “Fallo con amore e non ti fermerà nessuno“. Una regola che poi, arrivando a palazzo Chigi, Meloni avrebbe applicato anche a se stessa. Per andare avanti, ma sempre con lo sguardo su Ginevra.

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