Continua a far discutere la chiusura della scuola di Pioltello, a Milano, il prossimo 10 aprile per la celebrazione della fine del Ramadan. Il dirigente scolastico ha giustificato la decisione, assunta all’unanimità dal consiglio di istituto, con la massiccia presenza di studenti di origine musulmana, che rappresentano il 40% del totale degli iscritti. Ma da più parti si considera la decisione non in linea con le tradizioni occidentali. “Mentre qualcuno vuole rimuovere i simboli cattolici – come i crocifissi nelle aule – per paura di ‘offendere’, in provincia di Milano una preside decide di chiudere la scuola per la fine del ramadan. Una scelta inaccettabile, contro i valori, l’identità e le tradizioni del nostro Paese“, ha tuonato il vicepremier Matteo Salvini.
“Mi pare incomprensibile la scelta del preside dell’istituto statale di Pioltello, comune dell’hinterland milanese, di dare un giorno di vacanza agli oltre 1200 alunni il 10 aprile, giorno della festa di fine Ramadan. Mi auguro che il ministro Valditara voglia approfondire la questione per comprendere quanto sia lecito e compatibile con la necessità di garantire il diritto all’istruzione la decisione di interrompere le lezioni per una festività non riconosciuta dalla religione cattolica“, ha commentato il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera ed ex vicesindaco di Milano.
“Non è questo il ‘modello’ di Italia ed Europa che vogliamo“, ha concluso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Le tradizioni islamiche stanno torvando sempre maggiore spazio nelle scuole italiane, anche in conseguenza del numero crescenti di studenti di religione musulmana che le frequentano. La scuola di Pioltello, infatti, non è un unicum nel panorama italiano, perché nelle periferie del Paese, soprattutto nelle scuole di primo grado, ci sono sempre più classi formate in prevalenza da bambini figli di migranti. È una situazione nuova, che dev’essere affrontata, ma questo non può essere motivo di eradicazione delle tradizioni cristiane. “Ho chiesto agli uffici competenti del Ministero di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l’ordinamento“, ha dichiarato il ministro Valditara.
A Firenze, per esempio, ci sono bambini che, a 9 o 10 anni, starebbero seguendo il digiuno del Ramadan, compromettendo di fatto il regolare momento conviviale delle scuole. Infatti, se da un lato appare quanto meno crudele portare i bambini che, a detta dei genitori, starebbero seguendo volontariamente l’imposizione del digiuno dall’alba al tramonto, anche se non sarebbero tenuti a darlo, dall’altra escluderli dall’ora del pranzo significherebbe isolarli dal resto dei compagni. Questo sta destando non poche perplessità nei dirigenti scolastici e negli insegnanti, anche perché i bambini che non mangiano (e non dovrebbero nemmeno bere, secondo le indicazioni del Ramadan) dall’ingresso a scuola fino all’uscita nel pomeriggio, non riescono a seguire in maniera regolare le lezioni. In alcuni casi presentano anche una spiccata irascibilità e sonnolenza.