Bombe, arresti, cyberattacchi. Se Vladimir Putin sognava una tranquilla rielezione per il suo quinto mandato al Cremlino, il terzo consecutivo, è stato almeno in questo deluso. La ric onferma ci sarà, ma il mondo sta comprendendo, se mai ce ne fosse stato bisogno, che si tratta di un voto da operetta, in cui conta più quello che accade attorno alle urne che dentro.
Ieri, nel secondo giorno di operazioni elettorali e prima della chiusura di oggi alle 15 ora locale, con l’attenzione del mondo su quello che accadrà (o non potrà accadere) a mezzogiorno, la commissione elettorale centrale di Mosca ha diffuso i dati dell’affluenza alle 8 di mattina, quando aveva votato il 38,5 dei russi, e alle 16, quando il dato era salito sopra la metà, al 50,36. Un dato alto, considerando che nel 2018 il dato totale fu del 67,54. A contribuire a questo boom l’alta partecipazione al voto elettronico (l’82 per cento dei registrati alla piattaforma Deg, tra i quali lo stesso Putin) e la partecipazione massiccia delle regioni ucraine occupate, in particolare a Donetsk (69,28) e Kherson (68,66).
La regolarità delle operazioni di voto è controllata da un gruppo di esperti internazionali, tra i quali dieci italiani che ieri hanno visitato alcune sezioni delle zone occupate dell’Ucraina, senza riscontrare alcuna apparente irregolarità. Ma è chiaro che l’esito del voto è condizionato alla base dal clima di terrore e di propaganda a senso unico che fanno dei tre competitor di Putin (Leonid Slutsky del partito nazionalista Liberal Democratico, Vladislav Davankov del Nuovo Partito Popolare, e Nikolai Kharitonov, del Partito Comunista) fantocci che servono solo a dare una patina di credibilità al voto. Naturalmente a Mosca rovesciano il concetto. «Nell’ultimo anno – dice la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova- gli avversari occidentali di Mosca hanno cercato attivamente di disturbare le elezioni presidenziali in Russia».
Punti di vista. Resta il fatto che a increspare le Putineidi elettorali ci sono finora solo episodi isolati. Alcune persone hanno versato inchiostro nell’urna in varie zone del Paese, tra esse una donna arrestata a Muzdok, nell’Ossezia delìNord. È finita in manette anche una studentessa accusata di aver lasciato una molotov contro un seggio elettorale nel quartiere Moskovsky a San Pietroburgo. «Hanno agito per denaro», minimizzano le autorità. Ci sono stati un totale di 11 tentativi di appiccare il fuoco ai seggi e 19 casi di urne riempite di inchiostro, rende noto il canale Telegram Nexta. Le schede irrimediabilmente danneggiate sono state 214. Più serio il cyberattacco compiuto ieri dall’intelligence militare ucraina, che ha annunciato di aver violato il sistema di voto elettronico delle elezioni russe e i servizi informatici del partito di Putin Russia Unita. «Andremo avanti fino alla fine delle votazioni», riferiscono le fonti di Ukrinform.
Nel secondo giorno di voto, due persone sono morte e almeno tre sono rimaste ferite nella regione russa di Belgorod, vicino al confine con l’Ucraina, in seguito a un bombardamento ucraino. Le vittime sarebbero un uomo e una donna che si trovavano dentro a un furgone. L’attacco sarebbe stato condotto grazie a un drone. Un’altra donna è stata colpita a morte mentre andava a dar da mangiare ai cani assieme al figlio. Nella città chiusi per due giorni centri commerciali e scuole. Attacco anche a una raffineria di petrolio a Syzran, nella regione russa di Samara, mentre l’attacco a un’altra raffineria a Novokuibyshevsk è stato sventato. Un drone ucraino ha sganciato un ordigno esplosivo vicino a un seggio elettorale nel villaggio di Blagoveshchenka, nel distretto di Energodarsky, regione di Zaporizhia, senza fare vittime né danni.