Alla buon’ora. La sinistra si è accorta solo adesso che in Italia tira una cattiva aria. E no, il fascismo immaginario ovviamente non c’entra. A mettere i compagni di fronte alla cruda realtà è stato il blitz organizzato oggi dai collettivi pro-Palestina nei confronti del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, contestato all’Università Federico II di Napoli e privato così del suo diritto di parola. L’episodio ha persino destato il disappunto del presidente Mattarella, che ha espresso la propria solidarietà al giornalista. Scossi dall’accaduto e dalle conseguenti parole del Capo dello Stato, i progressisti si sono svegliati dal torpore. E forse hanno capito che i “bravi ragazzi” dei movimenti studenteschi, in realtà, non sono sempre tali.
“Solidarietà a Maurizio Molinari. L’aria che tira è un’aria oscurantista. Ha argomenti molto deboli chi, con l’intimidazione, impedisce ad altri di parlare. E certamente non fa il bene della causa che dice di sostenere“, ha scritto la parlamentare Pd Lia Quartapelle sulla piattaforma X. E anche il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia, ha espresso il proprio sdegno. “È triste e preoccupante constatare che si ripetono episodi di intolleranza che non possiamo che condannare. Bene ha fatto il presidente Mattarella a ricordare che è l’intolleranza che deve essere bandita da luoghi, come l’università, in cui è, e deve continuare ad essere, sacro il confronto tra le idee“. Altrettanto allarmato il messaggio della capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga: “Siamo preoccupati per questi rigurgiti antisemiti nei luoghi di studio e di confronto. Non abbassare mai la guardia“. A farsi sentire tramite i social è stato anche il giornalista Gad Lerner: “La mia solidarietà a Molinari, di cui non condivido la linea editoriale né le posizioni assunte sulla guerra in Medio Oriente, ma al quale nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la parola“.
C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine anche a sinistra ci sono arrivati: le modalità di dissenso espresse da certi collettivi studenteschi sono tutt’altro che democratiche, anche perché il loro obiettivo è proprio quello di negare la libertà altrui con tecniche non certo nuove nell’ambito del movimentismo più oltranzista. Eppure, per intere settimane, gli stessi progressisti non si erano sentiti in dovere di condannare analoghe manifestazioni di intolleranza viste sia nelle università (con occupazioni e contestazioni alle autorità accademiche), sia nelle piazze. In alcuni cortei pro-Palestina erano anche stati bruciati dei fantocci con le sembianze di Giorgia Meloni e, pure in quel caso, le uniche parole di esplicito biasimo erano arrivate solo dopo il monito del presidente Mattarella contro “l’intollerabile serie di manifestazioni di violenza“.
Per non parlare poi del discutibile atteggiamento tenuto da ampia parte della sinistra sugli scontri di Pisa tra studenti e polizia. Sulla base di parziali immagini delle tensioni, i rimproveri erano stati riversati sugli agenti in servizio e non sui manifestanti che erano andati verso di loro per forzare un blocco. Peccato che, quando parlano di libertà a rischio, i compagni puntino sempre il dito nella direzione sbagliata. Ora che le intolleranze hanno colpito anche personalità più vicine all’area progressista (nei giorni scorsi era toccato a David Parenzo), forse qualcosa è cambiato. Il silenzio s’è rotto: speriamo una volta per tutte.