Caro Luca,
sei uno dei tanti uomini che in questo periodo mi scrivono pensieri di questo tipo, uomini che si sentono ingiustamente etichettati come delinquenti, che vengono redarguiti dall’opinione pubblica, dai media, dalle donne, che avvertono di essere percepiti come sbagliati soltanto perché maschi. Non mi aspettavo che il femminismo ci avrebbe condotti a questo e penso che tale conflitto tra i sessi non sia che una deriva, una stortura, una deformazione del femminismo stesso, che da lotta per l’effettiva parità si è trasformato in una lotta al genere maschile. Il preconcetto si è già imposto. Se un ragazzo fa un complimento, è un molestatore; se dice alla sua donna «sei mia», è un potenziale assassino che considera la femmina una sua proprietà; se scrive un banale sms alla sua fidanzata chiedendole «dove sei?», ecco che viene ritenuto un pericoloso maniaco del controllo. Forse dell’educazione sentimentale e affettiva avremmo bisogno tutti, uomini e donne, adolescenti e adulti, dato che queste schizofrenie ormai sono insite nella società. Eppure il femminismo è stata la più grande rivoluzione del secolo scorso, le donne esprimevano forza, desiderio di affermazione, di emancipazione, di parità rispetto al maschio. Era un femminismo carico di valori e di dignità quello del Novecento. Ne sono venute fuori donne gigantesche, una di loro fu mia amica, Oriana Fallaci. Quando la chiamavo «uoma», per scherzare, lei se la prendeva, rivendicava il suo essere femmina, amava l’essere donna. E questo suo femminismo non l’ha mai spinta a scagliarsi contro il maschio, a vedere in ogni uomo un nemico, anzi, ella stringeva amicizia con i maschi, li riteneva complici, amici, fratelli. Non nego che alcuni abbiano provato invidia nei confronti di Oriana, come del resto le altre donne e colleghe. Quindi non ne farei una questione di genere.
E poi un giorno mi sono accorto che non dibattevamo più di grandi temi, che l’universo femminile era passato dalla lotta per i diritti alla lotta per le vocali. E ora dalla lotta per le vocali alla guerra fratricida al maschio. Comprendo il tuo terrore, la tua preoccupazione, il tuo sgomento. Cosa direbbero le donne se scendessimo in piazza ad urlare insulti che fanno di tutta un’erba un fascio, che pongono tutte sullo stesso livello, che bollano tutte le donne in una certa maniera. Sarebbe uno scandalo. Sarebbe uno scandalo se per le azioni di poche, fossero anche 200, o 1000 le colpevoli di qualcosa, noi discutessimo di «femminilità tossica».
Non amo le generalizzazioni in quanto conducono ad una lettura falsata della realtà e producono ingiustizia.
Non penso che viviamo in una società ostile alle donne, oppressa dal dominio del maschio, in cui le donne debbano vivere in quella paura che ci rimproverano di provare, come se fossimo orchi pronti ad aggredirle. Certo, ancora tanto c’è da compiere per raggiungere una eguaglianza che sia reale, ma tanti passi, enormi passi, sono stati compiuti, tanto è vero che all’interno delle istituzioni, anche quelle europee, non soltanto italiane, primeggiano le signore, come Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Le donne comandano, decidono, rivestono ruoli apicali. L’Ue è un organismo sovranazionale guidato dalle donne.
Dove sta questa misoginia? Dove?