Da Mosca è arrivata l’ennesima accusa nei confronti dell’Occidente, colpevole questa volta di aver “distorto” le parole del presidente Vladimir Putin. Nel suo consueto briefing con la stampa, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha affermato che le dichiarazioni dello zar sull’utilizzo delle armi atomiche sono state “prese completamente fuori contesto”.
“Non c’è mai stata la minaccia di usare armi nucleari da parte di Putin”, ha spiegato, sottolineando come sia stata anche completamente omessa la parte in cui ha detto che non gli è mai venuto in mente di utilizzare ordigni tattici in Ucraina. “Il presidente ha innanzitutto risposto alle domande del giornalista e ha anche parlato delle ragioni che potrebbero rendere inevitabile l’uso delle armi nucleari”, ha aggiunto Peskov. “Sono le clausole contenute nei nostri documenti pertinenti, ben note in tutto il mondo”. Stando a quanto riferito da Ria Novostoi, il portavoce del Cremlino è convinto che via sia, da parte delle nazioni occidentali, una riluttanza ad ascolta il presidente russo. Una situazione, questa, che non sarebbe una novità e che “avviene da molto tempo, soprattutto negli ultimi due anni”.
Le dichiarazioni incriminate sono quelle rilasciate da Putin durante un’intervista trasmessa dalla tv della Federazione, nella quale il leader di Mosca ha affermato che “da un punto di vista tecnico-militare” le sue forze nucleari sono pronte all’azione e che “le armi ci sono per essere usate”, comprese quelle di distruzione di massa. Il fantomatico grande bottone rosso sarebbe però premuto solo nel caso in cui fosse a rischio la sovranità e l’esistenza dello Stato russo e, per il momento, secondo Putin “non c’è mai stata questa necessità”.
Lo spettro della guerra atomica è tornato ad incombere sul mondo dall’inizio del conflitto in Ucraina. Più volte, nel corso degli ultimi due anni, esponenti della Federazione hanno ventilato la possibilità di utilizzare ordigni nucleari contro Kiev o l’Occidente. In particolare, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitri Medvedev è stato quello che ha utilizzato toni più aggressivi in merito. Documenti segreti trapelati a febbraio, inoltre, hanno dimostrato come la soglia per l’uso di ordigni atomici tattici sia molto più bassa di quanto ammesso pubblicamente dalla autorità della Federazione. Nel dossier, che comprende 29 carte redatte tra il 2008 e il 2014, sono stati elencati tutti i criteri: intrusione nel territorio russo, distruzione del 20% della flotta sottomarina strategica o del 30% dei sottomarini d’attacco, di tre o più incrociatori, di altrettanti aeroporti o un colpo simultaneo sui centri di comando costieri principali.