Le lezioni con gli “influencer” sulla Costituzione. E Mattarella si fa pop

Le lezioni con gli "influencer" sulla Costituzione. E Mattarella si fa pop

Dodici youtubers seduti ai lati, un presidente al centro davanti a una consolle, tende gialline a fare da sfondo e puf, magia, in un attimo due milioni di visualizzazioni.

La scenografia è asciutta, minimalista, quasi povera. Il tema, al popolo del web, potrebbe risultare ostico e polveroso, eppure Sergio Mattarella in versione pop, smart spacca e con poche parole dimostra come la Carta sia necessaria e coerente con l’attualità: è uno scrigno che tutela i nostri diritti e libertà.

C’è pure un messaggio politico forte. La Costituzione è estremamente giovane e saggia, le sue norme hanno un’elasticità e duttilità che permette di affrontare le novità e si adattano a situazioni imprevedibili. Dunque, perché cambiarla?

Quirinale 4.0. Il capo dello Stato aveva già dato diversi segni di modernità comunicativa. Gesti, immagini, incontri. Solo nella Roma desertificata dal Covid all’Altare della Patria. Nel suo studio che si toccava i capelli troppo lunghi perché il lockdown non gli consentiva di andare dal barbiere. Lo scambio di lettere con i bambini. La stretta di mano al robot a Genova. Il botta e risposta con l’intelligenza artificiale. Ma adesso il salto di qualità e ancora più netto. Si chiama Costituzione in shorts. Mattarella riceve dodici creator e con loro dialoga sulla Carta. Segue i video di sessanta secondi realizzati dagli influencer, uno per articolo, risponde alle domande e alle sollecitazioni dei follower, poi analizza, quasi viviseziona il primo di quegli articoli, il chiodo che regge l’impalcatura. Il tutto in diretta sui canali YouTube. Moderatore, Fabio Rovazzi.

E insomma, fa una certa impressione vedere un politico di lungo corso, un giurista di vecchia scuola, un democristiano del secolo scorso, abituato ai convegni, alle riunioni di partito, al massimo ai comizi, affrontare così con spavalderia il web. La playlist, i creatori digitali, i social network. Niente sermoni, non è questo il giorno di discorsi giuridici.

Il presidente si sofferma perciò sui primi cinque concetti. Una Repubblica democratica fondata sul lavoro, e che rispetta la sovranità popolare. «Significa che libertà e uguaglianza non sono solo formali ma entrano nel sistema sociale ed economico. I diritti vanno coltivati, altrimenti appassiscono». Si richiedono perciò «impegno comune e solidarietà».

Così parlò Mattarella ai giovani. Il Colle non abbandonerà le consuete strade per farsi sentire. Note stampa, ambienti vicini a, comunicati formali. Però adesso fuori dal palazzo ci sono nuovi mondi da raggiungere. Soprattutto, c’è da riportare la gente alle urne. «Spero di veder crescere la partecipazione al voto, il momento in cui il cittadino diventa protagonista ed esercita la sovranità». Momenti difficili? «Tanti», risponde, non ora. Lì in mezzo il capo dello Stato si sente «un po’ emozionato», ma felice. «Questo progetto l’ho voluto per far avvertire ai ragazzi l’importanza della Costituzione. Chi ha molto seguito influenza anche gli orientamenti, le scelte, il modo di vita e di pensare. Ciò rende in qualche modo responsabili perché c’è una domanda da porsi: come viene interpretato quello che ho detto?».

Da qui la decisione di confrontarsi con i creator e con un mondo in apparenza molto lontano dal suo. La Costituzione non è affatto roba antica. E il Quirinale diventa pop.

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