Scorpacciata dividendi al ristorante delle Borse

Scorpacciata dividendi al ristorante delle Borse

Il 2023 sarà ricordato anche come l’anno della grande abbuffata per gli azionisti di (quasi) tutto il mondo. Rinvigoriti dal lievitare delle quotazioni, ma anche dai ricchi dividendi distribuiti dalle società. Un fenomeno globale, determinato in buona misura dall’eliminazione dai bilanci delle scorie tossiche causate dal Covid e dalle politiche restrittive adottate dalle banche centrali per contrastare l’inflazione, che si può riassumere nei 1.660 miliardi di dollari pagati sotto forma di cedole dalle 1.200 società che fanno parte del Global Dividend Index, curato dal gestore inglese di patrimoni Janus Henderson.

Rispetto al 2022, circa l’86% delle imprese comprese nel campione ha deciso di aumentare la remunerazione dei soci, con una crescita del 5% che, come tutte le medie, nasconde profonde differenze fra i vari settori. Le banche, che più di tutti hanno beneficiato del rialzo dei tassi d’interesse, hanno infatti recitato la parte del leone con 220 miliardi erogati e hanno contribuito per quasi la metà alla crescita complessiva delle cedole pagate. Il rapporto ricorda che negli Stati Uniti colossi come JPMorgan Chase, Wells Fargo e Morgan Stanley hanno scelto di allargare i cordoni della borsa dopo aver superato gli stress test della Federal Reserve, mentre in Europa non si è dovuto superare nessun ostacolo preliminare dopo la rimozione, nel luglio del ’21, della «raccomandazione» con cui la Bce aveva chiesto agli istituti di credito di tenere gli utili a riserva sia per rafforzare la loro capacità di assorbire le perdite, sia per sostenere le famiglie e le imprese. Gli oltre 100 miliardi di euro di profitti sono così stati in buona parte utilizzati per premiare i soci, visto che dei 300 miliardi di dividendi erogati dalle società del Vecchio Continente (con l’esclusione della Gran Bretagna) una fetta pari al 30% appartiene al settore creditizio.

Quanto all’Italia, Janus Henderson sottolinea come il 2023 abbia segnato una svolta rispetto agli anni precedenti. Dopo una crescita di appena il 29% fra il 2009 e il 2022, la distribuzione di cedole ha infatti sfiorato un +18%, toccando 18,5 miliardi di euro. Dopo aver messo in cassaforte utili per circa 25 miliardi, le banche hanno contribuito per tre quarti a questa crescita. È l’altra faccia della medaglia, poiché questa messe di dividendi significa una sola cosa: i nostri istituti sono di manica larga con i soci, ma non investono su famiglie e imprese. Un braccino corto che rivela il timore di un aumento delle sofferenze. Causato proprio da quei tassi che le hanno resi più ricche.

Leave a comment

Your email address will not be published.